L’ingegner
Corrado Olmi è solo. Un uomo disperatamente solo. Soffre
passivamente, senza alcuna ambizione. Insomma un rassegnato.
Elettra è una ragazza procace, affettuosa, sensualissima,
per niente gelosa e dice sempre di si. Possono due tipi così
diversi incontrarsi ed innamorarsi?
Nella realtà, assolutamente no. Al cinema qualche spazio
in più lo si può concedere, ma siccome anche
nei film capita che le vite non siano perfette, il connubio
tra i due è giustificato dal fatto che lei, Elettra
è il frutto non dell’amore ma di una molecola
estratta da un complesso procedimento di raffinazione del
petrolio. Insomma una donna bionica, costruita fisicamente
e caratterialmente da una oscura multinazionale nipponica,
la Yono-Cho, sui desideri ed aspirazioni del nostro ingegnere.
Se l’uomo è una macchina perfetta fatta con materiali
scadenti, Elettra è la donna perfetta per eccellenza.
Ma si sa la perfezione annoia. Venere, Dea della bellezza,
era tutt’altro che perfetta. E l’amore è
un connubio di passione, ma anche ansia, gelosia e contraddizioni.
E saranno proprio la ricerca di questi segnali di imperfezione
a distruggere il sogno di Corrado Olmi.
Per il suo ritorno al cinema, Pozzetto traduce per il cinema
il romanzo dello psichiatra Vittorino Andreoli [Yono-Cho
edito da RCS]. “Mi è stata raccontata questa
storia per la prima volta da un regista di Cesenatico, Manuzzi.
Da qui ho recuperato e letto il libro di Andreoli a cui poi
ho sottoposto il progetto di trarne un film. Ho lavorato alla
sceneggiatura insieme a Josè Maria Sanchez, che purtroppo
è venuto a mancare durante la lavorazione, ed allo
stesso Andreoli per i dialoghi. La storia parte in maniera
surreale e procede su questa strada. L’amore è
fatto di contraddizioni, gelosie, ansie, tutti elementi che
sono nel nostro DNA e che il protagonista va a cercare continuamente.”
Nella triplice veste di attore/sceneggiatore/regista, accanto
all’amico Cochi che definisce Pozzetto “l’amico
ed il compagno di giochi di una vita, diversi ma complementari”,
ad Anna Galiena ed ai debuttanti Camilla Sjoberg e Fabrizio
Kofler, il comico milanese allestisce un film discontinuo,
appesantito da una regia timida ed incerta che si riverbera
sulle interpretazioni dell’intero cast.
In parte bruciato dall’uscita nella scorsa stagione
de La donna perfetta con Nicole
Kidman, che tratta dello stessa tema, Un
amore su misura sembra confrontarsi con una dimensione
troppo più grande di lui, tentando una insolita via
al surrealismo resa difficoltosa da un attaccamento testardo
ad un realismo della rappresentazione. Una scelta di campo
più convinta avrebbe giovato al film e posto questa
commedia agrodolce come un interessante esperimento di cinema
altro italiano. Così invece rimaniamo nell’ambito
di quel cinema italiano medio, che passa sugli schermi cinematografici
e televisivi senza lasciare alcun segno dietro di se. [fabio
melandri]
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