Amiche, comlici, amanti...
ciascuna del figlio adolescente dell’altra. Queste sono
le "nonne"
protagoniste
della pellicola diretta dall'europea
Anne Fontaine (regista dell'irresistibile commedia ammirata
lo scorso anno al Festival del Film di Roma, Il
mio peggior incubo)ed ispirata all'omonimo
racconto del premio Nobel Doris Lessing maestra nel confronto/scontro
tra generazioni diverse che il destino con la sua imprevedibilità
genera, come strumento di crescita e presa di coscienza/conoscenza
di sè.
Inseparabili
fin da bambine, Lil e Roz vivono in perfetta simbiosi con
i loro figli, due ragazzi dalla grazia singolare che sembrano
quasi un'estensione delle madri. I mariti assenti, uno defunto
l'altro troppo preso a costruirsi una carriera di successo,
'Inspiegabilmente, le due donne si avvicinano una al figlio
dell'altra, in una relazione che si fa subito passionale.
Al riparo dallo sguardo degli estranei, in un paradiso balneare
dalle acque verde smeraldo e il sole caldo ed avvolgente,
il quartetto vivrà una storia fuori dall'ordinario
fino a quando l'età non metterà fine al disordine.
O almeno così sembrerebbe.
L'argomento
del film, in mani meno sensibili e più maschili di
quelle della Fontaine, avrebbe potuto originare immagini assai
più pruriginose di quelle presenti nella pellicola,
che invece procede sopratutto nella prima parte con una sensibilità
e naturalezza che spiazza se confrontate con la tematica protagonista.
Due donne quarantenni a confronto con due diciottenni, in
un incrocio fatto di attrazioni e ripicche, seduzioni e dispetti,
che seducono lo spettatore che, sospendendo il giudizio morale,
si lascia condurre nei meandri di relazioni "disdicevoli".
Certo
sullo schermo ammiraiamo la bellezza dei corpi, degli sguardi,
dei sorrisi di Noemi Watts e Robin Wright, non propriamente
due bruttezze...anzi, il che rende più facile accettare
drammaturgicamente l'evoluzione degli eventi, anche perchè
le due nonne al confronto delle due nuore che entreranno in
gioco nella seconda parte della pellicola, vincono a mani
basse come il Napoli in casa con il Sassuolo...uhmm... volevo
scrivere l'Inter in casa del Sassuolo...
Tanto
interessante si rivela il film nella prima parte, quanto noiosetto
con risvolti da sopa opera nella seconda dove l'attenzione
dello spettatore e la fiducia di questo riposta nella regia,
vengono tradite da una forzata ricerca di un happy ending
consolatorio più per i personaggi sullo schermo che
non per lo spettatore in sala. Spiazzante.
[fabio melandri]