Transformers
2 è esattamente quello che ci sia aspetta che sia:
un blockbuster americano pensato per un pubblico di ragazzini.
Come tale ha tutte le caratteristiche che ci si possono aspettare
in un prodotto del genere e detto questo sarebbe superflua
ogni parola in più. Si può parlare male di un
film quando si ha la sensazione che l'autore aveva uno scopo
e non è riuscito a raggiungerlo mentre qui siamo di
fronte a un film che ha il solo scopo di staccare biglietti
e siamo pronti a scommetterci: ci riuscirà.
I dubbi che ci hanno attraversato durante la visione del film
medesimo e che qui andiamo ad esporre non sono quindi di natura
estetica, ma riguardano piuttosto l'ideologia che a Transformers
pare sottesa.
Hollywood, sui film acchiappa-pubblico, ci ha costruito la
sua storia: sotto l'etichetta di blockbuster ci finiscono
pellicole diversissime, da quelle pessime a quelle (più
rare) che sembrano rivendicare un taglio autoriale e tutte
sempre e comunque portatrici di una qualche morale discutibile
o meno. E questo vale per tutti: dalla retorica sdolcinata
del cinema classico al nichilismo vitalista della serie Fast
& Furious, dalla controcultura politica della New
Hollywood a quella destrorsa di certo cinema degli anni '90.
Quale che fosse questa morale il film la palesava in maniera
chiara, e lasciava così allo spettatore la possibilità
di concordarvi o meno. Giudizio che avrebbe pesato sull'apprezzamento
del film visionato. Questa caratteristica del cinema di cassetta
americano ha avuto se non altro l'utilità di trasformare
i film campioni d'incassi in possibili accessi alla comprensione
della cultura che ne ha decretato il successo. I pessimi film
di ieri finiranno col diventare i testi antropologici di domani:
è un fatto, non un merito (come De Sica pare sostenere).
Transformers 2 fa un passo oltre.
Invece di darsi un taglio moralistica ma comunque coerente
e definito, sceglie di mettere in scena un minestrone di contenuti
dove convivono ogni cosa e il suo contrario. E siamo al paradosso
comunicativo: non si può parlare di semplice intrattenimento
perché la volontà di veicolare un messaggio
è propria del film in modo palese, ma al contempo è
impossibile cogliere con chiarezza quale questo messaggio
sia tanto è distorto e contraddetto dal film stesso.
La presunzione di mostrarsi anti-ideologici diventa ideologia
della peggiore: ancora più grave se si pensa che il
film è stato pensato per giovanissimi.
Se a questo si aggiungono continui spot pubblicitari nel corso
della visione il risultato è un film profondamente
immorale perché abbruttisce e degrada lo spettatore
e non avete idea di quanto mi costi fare a me la parte del
“moralista” per denunciare una cosa del genere.
[davide luppi]