Tra le nuvole
Up In The Air
Regia
Jason Reitman
Sceneggiatura
Jason Reitman, Sheldon Turner
Fotografia
Eric Steelberg
Montaggio
Dana Glauberman
Scenografia
Steve Saklad
Costumi
Danny Glicker
Musica
Rolfe Kent
Interpreti
George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick, Jason Bateman, Danny McBride, Melanie Lynskey, Amy Morton, Sam Elliott, J.K. Simmons, Zach Galifianakis, Chris Lowell
Produzione
Montecito Picture Company, Rickshaw Productions, Right of Way Films
Anno
2009
Nazione
USA
Genere
commedia
Durata
108'
Distribuzione
Universal Pictures International Italia
Uscita
22-01-2010
Giudizio
Media

Di fare un buon lavoro all'esordio capita anche ai registi peggiori. Ma quando si azzeccano tre film su tre, invece, maturando nello stile e affinando la capacità narrativa, allora, caspita!, si può iniziare a parlare di autore. È il caso di Jason Reitman, figlio d'arte (ma fossero tutti a questo livello i raccomandati...) e regista di Tra le nuvole dove mette in scena la storia di Ryan Birgham, professionista del licenziamento e teorico del disimpegno, alle prese col matrimonio della sorella, una giovane collega che vuole rivoluzionare il suo metodo di lavoro, e una nuova fiamma, forse anima gemella.
Jason Reitman ha un talento e un tocco nelle sue commedie che è raro trovare a Hollywood. Qualcuno dirà che i suoi sono film di sceneggiatura, ma questa è obiezione vecchia per cui sono dovuti passare mostri sacri della commedia; obiezione figlia di un'idea di cinema dove solo il virtuosismo dimostra il talento registico, e dimentica che un bravo regista è anche quello che sa quando quella cavolo di macchina da presa va tenuta ferma.
Reitman, nelle sue commedie, sembra riscoprire e rinnovare uno stile di cinema che apparteneva ai grandi autori di commedia della Hollywood classica. E attenzione, sto parlando di stile, non di genere. Una sorta di Reitman's Touch (ehi, suona bene!) riconducibile a tre punti che cercherò di descrivere velocemente, e che certo meriterebbero un'analisi più approfondita.
1) Il suo stare sugli attori (sempre bravissimi) portandoli alle estreme conseguenze del personaggio, riuscendo però a non farli quasi mai scivolare nella macchietta, è indicativo di un talento narrativo raro e straordinario: nemmeno dei geniali creatori di caratteri come i fratelli Coen ci riescono così bene.
2) I suoi finali giocati sul confine sottile fra tragico ed Happy Ending e in questo così antihollywoodiani. Un modo di condurre a termine una storia che ricorda quello di Billy Wilder, tanto che il paragone fra i due non sembra affatto gratuito. Il colpo di scena finale che demolisce improvvisamente quello che sarebbe stato il normale iter di una commedia “da grande pubblico”, lontano dall'essere solo un mero espediente narrativo, è in realtà coerente con i contenuti della vicenda (anche Shyamalan ci riesce altrettanto bene, ma purtroppo non sempre viene capito).
3) L'eleganza della messa in scena, che sa evitare rindondanze e fronzoli, senza per questo essere asciutta e minimal come quella, che so io, di Sorrentino (e Sorrentino ci piace, eh), ma che sa giocare col dettaglio.
Da tutti e tre i punti di vista Tra le nuvole è il film complessivamente più riuscito di Reitman, e continua il il discorso sulla “società dello spettacolo” iniziato con Thank you for Smoking, e interrotto con la parentesi di Juno (e senza Reitman, Diablo Cody a dimostrato tutti i suoi limiti di autrice).
Una critica del capitalismo contemporaneo che parte dalle sue nuove figure professionali, quelle che giocano nel campo delicato della comunicazione, vero terreno di scontro della contemporaneità.
Reitman riesce a parlarne in modo non banale, scusate se è poco.
. [davide luppi]