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Regia
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Gore Verbinski |
Sceneggiatura |
Steven
Conrad |
Fotografia |
Phedon
Papamichael |
Montaggio |
Graig
Wood |
Musica |
Hans
Zimmer |
Interpreti |
Nicolas
Cage, Michael Caine, Hope Davis, Gil Bellows,
Michael Rispoli, Gemmenne De La Pena, Nicholas Hoult |
Anno |
2005 |
Durata |
102' |
Nazione |
USA |
Genere |
commedia |
Distribuzione |
Eagle
Pictures |
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Le
previsioni meteorologiche negli Stati Uniti sono tenute molto
seriamente in considerazione. Sono frutto di studi approfonditi,
si avvalgono delle tecnologie più avanzate, hanno canali
tematici seguitissimi ed i loro anchorman sono delle vere e
proprie star del piccolo schermo.
David Spitz (Nicolas Cage) non ha alcuna laurea in meteorologia,
nessuna nozione e cognizione di venti, mari, basse ed alte pressioni.
E’ un anchorman di una televisione di Chicago che ripete
quanto scorre sul suo gobbo elettronico, parole per lui senza
senso e significato a cui da meravigliosa forma, vita attraverso
una gestualità studiata nei minimi particolari, prestazioni
e movenze da direttore d’orchestra. Nel campo dei programmi
meteorologici è una stella pronta a fare il grande passo
verso la fama, il successo, la notorietà, il raggiungimento
del sogno americano.
In tale scenario, si innesta la sua vita privata fallimentare
e desolante. Una famiglia disgregata con una ex-moglie in procinto
di risposarsi con inetto e due figli problematici tra noie adolescenziali
e problemi di droga da risolvere; un rapporto problematico con
un padre (Michael Caine) presente fisicamente ma assente dal
punto di vista emotivo ed emozionale. Il tutto condito da un
senso di disagio e frustrazione strisciante con il mondo circostante
materializzato nel lancio di tacos, hot dogs, bibite calde,
bibite fredde all’indirizzo del nostro uomo delle previsioni.
Già in passato il cinema americano aveva in qualche modo
reso omaggio o comunque spunto da questi uomini, portandoli
sullo schermo e rendendoli protagonisti di storie grottesche
e surreali, come il Bill Murray condannato a vivere reiteratamente
la stessa giornata in Ricomincio da capo
o lo Steve Martin che in una Los Angeles calda ed assolata si
ritrova a dialogare con i cartelloni stradali elettronici in
Pazzi a Beverly Hills.
Come nei due film citati anche in The
Weather Man prevale un’atmosfera sospesa e surreale,
straniante, ma a differenza di questi in cui prevalgono i toni
da commedia ed i colori caldi ed avvolgenti di una giornata
di sole estiva, qui ci immergiamo nell’inverno del nostro
scontento, con dominanze cromatiche plumbee da giornata piovose
in cui i toni drammatici ed affatto consolatori prevalgono su
quelli leggeri e comici, che pur si affacciano di tanto in tanto.
E molto del tono complessivo del film è data dall’interpretazione
monocorde e priva di grossi salti umorali di Nicolas Cage, caratteristiche
interpretative che se nel passato andavano a discapito della
resa cinematografica, in questo frangente risulta un punto di
forza della pellicola, ben coadiuvato dalla malinconica interpretazione
giocata per sottotoni e sottrazioni di Michael Caine. La regia
è affidata a Gore Verbinski, autore di cinema familiare
(Un topolino sotto sfratto, La
maledizione della prima luna) che ci aveva assai poco
convinti quando provò ad esplorare campi più adulti
(The Ring), ma che con The
Weather Man mostra una inaspettata maturità espressiva.
[fabio melandri]
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