The Guardian
id.
Regia
Andrew Davis
Sceneggiatura
Ron L. Brinkerhoff
Fotografia
Stephen St. John
Montaggio
Thomas J. Nordberg,
Dennis Virkler
Scenografia
Maher Ahmad
Costumi
Mark Peterson
Musica
Trevor Rabin
Produzione
Contrafilm, Beacon Communications
Interpreti
Kevin Costern, Ashton Kutcher, Clancy Brown, Sela Ward, Melissa Sagemiller, Bonnie Bramlett, John Heard, Neal McDonough
Anno
2006
Genere
thriller
Nazione
USA
Durata
136'
Distribuzione
Eagle Pictures
Uscita
19-01-07

Ci sarebbe molto poco da dire rispetto all’ultima fatica dell’ (un po’ meno) imbolsito Kevin Costner. E per non liquidarlo con un “il solito action-movie da seconda serata di Italia1” dobbiamo gioco forza richiamarci a tutta la seconda parte, fino ad arrivare al finale.
Chi va al cinema per gustarsi unicamente (e giustamente) la storia, e non vuole rovinarsi il pur interessante colpo di scena alla fine, non continui nella lettura dunque.
Per tutti gli altri, bisogna dire che The Guardian è un film che si può sezionare in due. A livello di regia, di patos delle interpretazioni, di climax narrativo e di gestione della scena. La prima parte, la prima ora, che scivola via tra la descrizione della vita di un “eroe medio” americano e il romanzo di formazione, senza infamia e (soprattutto) senza lode; la seconda, che si articola grossomodo da metà film fino alla conclusione, si dipana in una sequela più o meno interminabile di scene madri, che cambiano continuamente di passo, risultando snervantemente autoconclusive, celebranti questa volta di un aspetto narrativo, l’altra di quello contrario, e risultano alla fine mal costruite e mal incastrate, comunicando un senso di claustrofobia visiva.
Ed è davvero un peccato, visto che il regista è quell’Andrew Davis che ci aveva convinto e divertito con (l’ormai lontano) Il fuggitivo. E che ci convince e ci diverte per il breve lasso dei primi dieci minuti: veniamo introdotti nel mondo del recupero costiero con due sequenze vibranti e serrate, in cui sorprendentemente anche l’ormai non più credibilissimo Costner si trova a suo agio tra flutti impazziti e rottami vaganti.
Ma si scade subito nel canone trito dell’anziano costretto dietro alla scrivania, e dell’attrito con il migliore della classe, in un rapporto di amore/odio che, per non azzardare riferimenti (impropri) troppo in là nel tempo, ricorda, per messa in scena e riferimenti semantici, la struttura di Annapolis. Tutto il film è zeppo di situazioni/sequenze rubacchiate qua e là. Oltre al già citato film sulla marina militare, si fa riferimento a Ufficiale Gentiluomo, Armageddon e perfino al thriller sulle nevi Cliffangher.
L’addentrarsi nella seconda metà della pellicola peggiora la situazione.
E come già detto, ci pone di fronte riappacificazioni apparenti e rotture definitive, pensionamenti e continui ritorni all’azione, scene pacificanti e di rottura, e via discorrendo. Il tutto senza alcuna soluzione di continuità e con un filo logico che, pur presente, fatica a tenere insieme questa drammaticità voluta e posticcia, tanto che al colpo di scena finale e alla morte (annunciata) dell’eroe si arriva ormai svuotati da qualsiasi pretesa e da qualsiasi aspettativa.
E purtroppo, nonostante il tentativo di non sbarazzarsene così alla buona, le uniche prospettive dignitose che intravediamo per The Guardian sono quelle della seconda serata televisiva.
[pietro salvatori]



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