L'albero della vita
The Fountain
Regia
Darren Aronofsky
Sceneggiatura
Darren Aronofsky
Fotografia
Matthew Libatique
Montaggio
Jay Rabinowitz
Scenografia
Paul Hotte, Philippe Lord
Costumi
Renée April
Musica
Clint Mansell
Produzione
New Regency,
Warner Bros. Pictures
Interpreti
Hugh Jackman, Rachel Weisz, Alexander Bisping,
Ellen Burstyn, Sean Gullette, Sean Patrick Thomas
Anno
2006
Genere
fantastico
Nazione
USA
Durata
97'
Distribuzione
20th Century Fox
Uscita
16-03-06

In concorso alla 63 edizione della mostra del cinema di Venezia, il film del Newyorkese Aronofsky, fa discutere e divide la platea rispettivamente in entusiasti e sdegnati spettatori.
L'albero della vita, porta alla ribalta una trasposizione della fantascienza assente dagli schermi ormai da molto tempo; fantascienza che cinematograficamente ha il suo caposaldo in Solaris di Andreij Tarkovskij e fumettisticamente ricorda le tavole dell’Eternauta di Lopez e Oesterheld. Il film narra della ricerca dell’albero della vita situato, secondo la Genesi, nel Paradiso Terrestre assieme all’albero della conoscenza. Il tema straordinariamente avvincente per le sue implicazioni, morali, filosofiche ed esoteriche si sviluppa su tre piani temporali diversi che si intrecciano grazie a continui scatti analettici e prolettici. Thomas Creo è al contempo il fedele conquistador, leale alla regina Isabella di Castiglia (finanziatrice della spedizione di Cristoforo Colombo) incaricato di riportare nella Madrepatria la corteccia di una pianta originaria della Nuova Spagna che dona l’eterna longevità, così come lo scienziato che nel tempo presente cerca, studiando le radici della stessa pianta, la cura contro il cancro che affligge la moglie Izzi. L’ancestrale e smaniosa ricerca della vita eterna, viene narrata attraverso le gesta e i pensieri dei protagonisti di una dolorosa e struggente parabola amorosa.
Seppur interessante per i significativi risvolti della trama e tecnicamente per l’utilizzo della macrofotografia nelle sequenze ambientate nel futuro, L'albero della vita risulta viziato da molte pecche. Oltre ad una recitazione non proprio brillante e sbilanciata verso la protagonista femminile Rachel Weitz, più continua e convincente della controparte maschile, la visione d’insieme e la leggibilità dell’opera, come naturale per un film così altamente complesso, è assai macchinosa.
La parte finale, con il faccia a faccia tra Creo e l’albero della vita, oscilla in maniera raccapricciante tra l’estremismo lisergico ed il New Age più bieco.
[matteo burioni]



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