Sei amiche
per la pelle... o almeno così sembrano! Un terribile
incidente da dimenticare. Un segreto inconfessabile. Un tranquillo
weekend di paura... nelle profondità della terra.
Un gruppo di giovani speleologhe nel tentativo di far superare
a Sarah (Shauna Macdonald) il trauma della morte del marito
e del figlio, decidono di immergersi nelle viscere della terra.
Ma quella che apparentemente doveva essere una tranquilla
scampagnata, si rivelerà ben presto una battuta di
caccia tra predatore e prede, un viaggio all’inferno
abitato da demoni assetati di sangue.
Il regista e sceneggiatore Neil Marshall, autore di un piccolo
cult movie Dog Soldiers, costruisce
un emoglubinico horror tutto al femminile incentrato su di
un gruppo di persone assediate da una presenza minacciosa.
Il tema non è nuovissimo, lo stesso classico del cinema
western Ombre Rosse di John Ford
era basato sul medesimo assunto, per tralasciare l’immensa
letteratura che ingolfa altri generi cinematografici a partire
dalla fantascienza (Pitch Black,
ne è un ottimo e recente esempio).
Ma il regista inglese riesce a creare in tutta la prima parte
dell’opera un’atmosfera di sottile inquietudine,
un senso di ineluttabile tragedia sfruttando un ambiente poco
frequentato dal genere, le caverne un ambiente buio per eccellenza,
e sappiamo bene come questo sia un elemento imprescindibile
del meccanismo emozionale legato alla paura. Un luogo claustrofobico
di suo, accentuato da una regia che schiaccia i personaggi
con intensissimi primi piani che tolgono l’aria e rendono
affannoso il respiro come sullo schermo così in platea.
Un interessante lavoro preparatorio alla scesa in campo della
minaccia che si annida tra gli interstizi naturali delle viscere
dei Monti Appalachi (ricostruiti negli studi inglesi di Pinewood).
Le creature che vi abitano sono cavernicoli che non hanno
mai lasciato le caverne. Si sono evoluti in questo ambiente
nell’arco di migliaia di anni e si sono organizzati
in comunità, vivendo nelle viscere della terra con
le proprie famiglie. Adattatisi perfettamente alla sopravvivenza
in questo ambiente - hanno perso la vista, hanno sviluppato
l’udito e l’odorato e riescono a muoversi agilmente
nell’oscurità - sono arrampicatori esperti e
possono salire su qualsiasi parete di roccia. Questa loro
agilità a cui fa da contraltare la difficoltà
dei movimenti delle ragazze in spazi così angusti,
umidi e scivolosi, rappresenta uno spunto narrativo di grande
efficacia per generare ‘balzi sulle poltrone’.
Un altro elemento di grande interesse è il duplice
campo di battaglia che si apre sotto i nostri occhi. Un fronte
costituito dalla lotta tra creature ed esseri umani, ed un
secondo assai più interessante che si apre tra le 6
ragazze. Una lotta per la sopravvivenza che erode lentamente
le piccole e grandi certezze su cui si fonda il gruppo amicale,
una lotta che è nello stesso tempo una discesa all’interno
della follia umana e dei suoi più feroci istinti. La
scelta di un gruppo composto da sole donne accentua queste
tematiche – le donne sanno essere assai più perfide
e meno disposte al perdono degli uomini – e rende l’evoluzione
degli eventi meno prevedibile. Il finale è un festival
dello splatter, con arti mozzati, teste divelte, sangue a
fiotti che vanno a sporcare l’obiettivo della macchina
da presa ed un doppio finale che lascia un’inquietudine
profonda difficile da dimenticare. Brave le sei protagoniste
tra cui spiccano la protagonista Shauna Macdonald possibile
nuova reginetta dell’horror al servizio di Sua Maestà
accanto a Natalie Mendoza (Moulin Rouge)
e Nora Jane Noone (Magdalene).
Un horror cha sarà difficile da dimenticare.
[fabio
melandri]