L’uomo
teme ciò che non conosce. La paura risiede in ciò
che ci appare diverso, altro, alieno. Questo è un dato
di fatto appurato da anni ed anni di studi sociologici. Ma
poi è comparso sulla scena pubblica un signore inglese
un po’ soprappeso, dalla voce profonda ed immaginazione
vivace, dotato di una grande capacità di affabulazione
ed un perverso senso dello humor, nato per spaventare attraverso
gli elementi più innocui che si possano immaginare,
sotto gli occhi ed alla portata di tutti. Parliamo, per chi
non lo avesse ancora individuato del Maestro della Paura,
Sir Alfred Hitchcock. Bene questo signore ha cambiato il nostro
modo di vedere quelli che pensavamo essere gli uccelli più
innocui del mondo, i gabbiani. Trattansi de Gli
Uccelli (1963) uno dei film più cupi ed apocalittici
del maestro inglese. Da qui in avanti i pericoli per l’uomo
sono venuti da animali di ogni specie e fattura come cani,
gatti, topi, api, serpenti, scoiattoli, ragni e via discorrendo.
Tanto più l’animale è domestico e non
tropicale, tanto l’effetto di suspence ed orrore sarà
esponenzialmente proporzionato.
The Breed, prodotto da Wes Craven
(ahimè), si inserisce ingloriosamente in questo filone
che vede il miglior amico dell’uomo rivoltarsi contro
per affermare la propria dimensione di essere dominante.
5 ragazzotti americani, giungono in un’isola apparentemente
deserta, scenario nel passato di un esperimento militare facente
uso di cani e abbandonato in seguito. Ma qualcosa è
sopravvissuto in tutti questi anni, cullati dall’oblio,
incuranza e stupidità di qualche esemplare di homo
sapiens. I ragazzi vivono in goliardia i primi giorni di quella
che doveva essere un tranquillo weekend di divertimento. Ma
poi alcune ombre che si muovono nel bosco si materializzano,
diventando sempre più aggressive, ed iniziando ad invadere
il campo di competenza dei cinque ragazzi: la casa. Vi lascio
immaginare la naturale conseguenza di questo scontro.
Raccontata così sembrerebbe il classico b-movie scacciapensieri,
divertente e sanguinolento quanto basta. La realtà
è assai diversa. Nick Mastandrea, regista debuttante
e già assistente di Wes Craven in numerose sue produzioni
(Scream, Scream 2, Scream 3, Nightmare
Nuovo Incubo, La musica nel cuore, Cursed), mette in
scena un film dall’andatura impacciata, dialoghi improbabili
messi in bocca ad attori ancor più improbabili, con
sequenza raccordate con poca coerenza e logica narrativa.
Un’apocalisse da cui non ci si salva neanche cercando
conforto nei fiumi di sangue, assai inariditi da una carestia
creativa spaventosa.
Lasciamo da parte Cujo, piccolo
capolavoro del genere, e non proviamo neanche a trovare connessioni
con L’Isola del dottor Moreau
(1977) dal romanzo di H.G. Wells. The
Breed è il classico prodotto di cui non si capiscono
le motivazioni commerciali o artistiche che lo spingono ad
essere distribuito nei cinema. L’home video è
già un gran lusso. E dispiace, in particolar modo per
chi scrive, vedere il nome di Craven contaminato da simili
risultati. Neanche a dire che è stato messo a scopo
di specchietto per le allodole con la dicitura Wes Craven
presenta. Purtroppo qui è proprio produttore esecutivo.
Mi auguro che l’abbia fatto per farsi pagare una vacanza
in Sud Africa dove la pellicola è stata girata, altrimenti
segnerebbe il chiaro segnale di una carriera giunta prematuramente
al capolinea. Wes se ci sei batti un colpo! Presto!!
[fabio melandri]