The Black Dahlia
id.
Regia
Brian De Palma
Sceneggiatura
Josh Friedman
Fotografia
Vilmos Zsigmond
Montaggio
Bill Pankow
Scenografia
Dante Ferretti
Costumi
Jenny Beavan
Musica
Mark Isham
Produzione
Millennium Films, Signature Pictures
Interpreti
Mia Kirshner, Aaron Eckhart, Hilary Swank, Scarlett Johansson, Josh Hartnett, Judith Benezra, Kevin Dunn, Troy Evans, Gregg Henry
Anno
2006
Genere
thriller
Nazione
USA
Durata
120'
Distribuzione
01 Distribution
Uscita
29-09-06

Nel 1947 gli Stati Uniti furono sconvolti da un truce fatto di cronaca nera: il corpo smembrato di una giovane ragazza venne ritrovato nei pressi di Leimert Park, a Los Angeles. Il cadavere era nudo, dissanguato e diviso in due pezzi a livello del bacino. Gli organi interni rimossi. La bocca tagliata da un orecchio all’altro in un’orrenda smorfia alla Joker. Contusioni da bastonate su tutto il corpo. E perfino tracce di sodomizzazione. Lo spettro della guerra aleggiava ancora nell’aria ma nessuno aveva mai assistito ad una simile atrocità. Le foto del ritrovamento non vennero mai mostrate al pubblico. La vittima era Elisabeth Short, un’attricetta dalla dubbia reputazione, una delle tante starlette che dalla provincia si trasferiscono nella città degli Angeli piene di sogni, pronte a tutto pur di sfondare. Per la sua abitudine a vestirsi di nero e a portare un fiore tra i capelli corvini (oltre che per il successo di un film di allora The Blue Dahlia con Veronica Lake e Alan Ladd) la Short era soprannominata 'The Black Dahlia', nomignolo che in vita detestava e che dopo la morte l’avrebbe perseguitata per sempre. Il caso della Dalia Nera è diventato leggenda. Le indagini a tappeto non hanno portato a nessun colpevole. Solo tanti sospetti e un gran polverone perché per la prima volta il dorato mondo di Hollywood veniva intaccato da raccapriccianti macchie di sangue.
Lo scrittore James Ellroy dice di essere sempre stato ossessionato dalla tragica vicenda di Elisabeth Short. Solo qualche mese prima della sua morte la madre di Ellroy venne strangolata e il colpevole non fu mai trovato. Ellroy aveva solo 11 anni. E forse proprio la sua incapacità di elaborare il lutto materno si è a poco a poco trasfigurato nella sua ossessione per la Dalia Nera tanto da doverlo esorcizzare scrivendoci sopra un romanzo, Black Dahlia. Lo sceneggiatore Josh Friedman adatta le pagine di questo libro per il cinema e De Palma, da sempre ammaliato dal noir e dal torbido, si assume la responsabilità di portarne sul grande schermo la storia.
Partendo da un fatto di cronaca, De Palma costruisce una fitta trama di loschi traffici, gangster irreprensibili, eroici poliziotti, femme fatale, delitti inquietanti. Il tutto secondo la tradizione classica del noir da Chandler fino ad Hammett. Mescolando realtà e finzione dunque De Palma riesce comunque a restare fedele ai temi ricorrenti del suo cinema: l’ossessione e il doppio. Ossessione per il denaro, per il successo, per l’amore, per il corpo. E’ l’elemento scatenante di tutti i sentimenti della storia. L’ossessione per il corpo di Elisabeth porta al suo ferino smembramento. L’ossessione per il denaro porta alla corruzione della società losangelina del tempo (e in parte anche a quella di uno dei due detective). L’ossessione per l’amore porta una moglie tradita a distruggere quella che pensa sia la nemica del proprio matrimonio. L’ossessione per il successo porta la giovane Betty (e come lei tante altre) a lasciare tutto, anche se stesse, per il cinema.
E il doppio: i due protagonisti, Blanchard e Bleichert (doppia B), sono le due metà di uno stesso eroe dimezzato. Insieme sono il detective/uomo perfetto. Non a caso sono chiamati Ice e Fire, fuoco e ghiaccio, diametralmente opposti ma complementari. Blanchard è la parte maschile della “coppia”, forte, rabbioso, estroverso; Bleichert è la parte femminile, dolce, remissivo, taciturno. La femme fatale Madeleine confessa di aver fatto l’amore con Elisabeth perché aveva sentito tanto parlare di una ragazza che le assomigliava e voleva capire cosa si provava ad andare a letto con un’altra se stessa. Il doppio binario delle indagini: il corpo di Elisabeth viene ritrovato mentre i due detective indagano su un gangster, il grande crimine dietro il piccolo. Per non parlare della doppiezza di tutti i personaggi. A parte Bleichert, tutti hanno scheletri nell’armadio e nessuno è come appare.
Alcune curiosità: per motivi di budget Los Angeles è stata ricostruita (con le sontuose scenografie del nostro Ferretti) a Sofia, in Bulgaria, Scarlett Johansson (finalmente) viene surclassata nel primato di femme fatale d’alto bordo da una ben più convincente Hilary Swank; De Palma appare in un cameo nella scena del provino di Elisabeth; questo film doveva essere girato nel 1997 da David Fincher che dopo aver collaborato ad una prima stesura della sceneggiatura con Friedman abbandonò il progetto.
[marco catola]