Nel
1947 gli Stati Uniti furono sconvolti da un truce fatto di
cronaca nera: il corpo smembrato di una giovane ragazza venne
ritrovato nei pressi di Leimert Park, a Los Angeles. Il cadavere
era nudo, dissanguato e diviso in due pezzi a livello del
bacino. Gli organi interni rimossi. La bocca tagliata da un
orecchio all’altro in un’orrenda smorfia alla
Joker. Contusioni da bastonate su tutto il corpo. E perfino
tracce di sodomizzazione. Lo spettro della guerra aleggiava
ancora nell’aria ma nessuno aveva mai assistito ad una
simile atrocità. Le foto del ritrovamento non vennero
mai mostrate al pubblico. La vittima era Elisabeth Short,
un’attricetta dalla dubbia reputazione, una delle tante
starlette che dalla provincia si trasferiscono nella città
degli Angeli piene di sogni, pronte a tutto pur di sfondare.
Per la sua abitudine a vestirsi di nero e a portare un fiore
tra i capelli corvini (oltre che per il successo di un film
di allora The Blue Dahlia con
Veronica Lake e Alan Ladd) la Short era soprannominata 'The
Black Dahlia', nomignolo che in vita detestava e che dopo
la morte l’avrebbe perseguitata per sempre. Il caso
della Dalia Nera è diventato leggenda. Le indagini
a tappeto non hanno portato a nessun colpevole. Solo tanti
sospetti e un gran polverone perché per la prima volta
il dorato mondo di Hollywood veniva intaccato da raccapriccianti
macchie di sangue.
Lo scrittore James Ellroy dice di essere sempre stato ossessionato
dalla tragica vicenda di Elisabeth Short. Solo qualche mese
prima della sua morte la madre di Ellroy venne strangolata
e il colpevole non fu mai trovato. Ellroy aveva solo 11 anni.
E forse proprio la sua incapacità di elaborare il lutto
materno si è a poco a poco trasfigurato nella sua ossessione
per la Dalia Nera tanto da doverlo esorcizzare scrivendoci
sopra un romanzo, Black Dahlia.
Lo sceneggiatore Josh Friedman adatta le pagine di questo
libro per il cinema e De Palma, da sempre ammaliato dal noir
e dal torbido, si assume la responsabilità di portarne
sul grande schermo la storia.
Partendo da un fatto di cronaca, De Palma costruisce una fitta
trama di loschi traffici, gangster irreprensibili, eroici
poliziotti, femme fatale, delitti inquietanti. Il tutto secondo
la tradizione classica del noir da Chandler fino ad Hammett.
Mescolando realtà e finzione dunque De Palma riesce
comunque a restare fedele ai temi ricorrenti del suo cinema:
l’ossessione e il doppio. Ossessione per il denaro,
per il successo, per l’amore, per il corpo. E’
l’elemento scatenante di tutti i sentimenti della storia.
L’ossessione per il corpo di Elisabeth porta al suo
ferino smembramento. L’ossessione per il denaro porta
alla corruzione della società losangelina del tempo
(e in parte anche a quella di uno dei due detective). L’ossessione
per l’amore porta una moglie tradita a distruggere quella
che pensa sia la nemica del proprio matrimonio. L’ossessione
per il successo porta la giovane Betty (e come lei tante altre)
a lasciare tutto, anche se stesse, per il cinema.
E il doppio: i due protagonisti, Blanchard e Bleichert (doppia
B), sono le due metà di uno stesso eroe dimezzato.
Insieme sono il detective/uomo perfetto. Non a caso sono chiamati
Ice e Fire, fuoco e ghiaccio, diametralmente opposti ma complementari.
Blanchard è la parte maschile della “coppia”,
forte, rabbioso, estroverso; Bleichert è la parte femminile,
dolce, remissivo, taciturno. La femme fatale Madeleine confessa
di aver fatto l’amore con Elisabeth perché aveva
sentito tanto parlare di una ragazza che le assomigliava e
voleva capire cosa si provava ad andare a letto con un’altra
se stessa. Il doppio binario delle indagini: il corpo di Elisabeth
viene ritrovato mentre i due detective indagano su un gangster,
il grande crimine dietro il piccolo. Per non parlare della
doppiezza di tutti i personaggi. A parte Bleichert, tutti
hanno scheletri nell’armadio e nessuno è come
appare.
Alcune curiosità: per motivi di budget Los Angeles
è stata ricostruita (con le sontuose scenografie del
nostro Ferretti) a Sofia, in Bulgaria, Scarlett Johansson
(finalmente) viene surclassata nel primato di femme fatale
d’alto bordo da una ben più convincente Hilary
Swank; De Palma appare in un cameo nella scena del provino
di Elisabeth; questo film doveva essere girato nel 1997 da
David Fincher che dopo aver collaborato ad una prima stesura
della sceneggiatura con Friedman abbandonò il progetto.
[marco catola]