Anberber
ha studiato medicina in Germania. Ha lasciato da giovane il
suo Paese, l'Etiopia, deciso a tornarci solo una volta laureato
con la speranza di utilizzare la sue conoscenze a favore del
suo popolo. Ma l'Etiopia che ritrova non ha nulla dell'Etiopia
che aveva lasciato. Il regime totalitario che vi gorverna
ne ha cambiato i connotati sociali e culturali. Non c'è
più la libertà di un tempo e una repressione
violenta ne soffoca anche i minimi cambiamenti. Anberber si
rifugia nei ricordi ma anche i fantasmi del passato sembrano
non dargli tregua...
Gerima utilizza la storia di Anberber per raccontare la storia
del suo paese. Attraverso la figura centrale di questo testimone
(in)volontario che vorrebbe farsi portavoce di un nuovo mondo
(sociale, culturale, economico) all'interno del suo vecchio
mondo, delinea un affresco a tutto tondo dell'Etiopia passando
in rassegna il periodo storico del regime marxista di Haile
Mariam Mengistu, che ha portato alla progressiva dissoluzione
dei valori di un tempo. E lo fa alternando la narrazione tra
la sua permanenza in Germania e il suo ritorno in patria.
I due percorsi, distinti anche da una differente dimensione
fotografica (asettica nel racconto tedesco e rarefatta in
quello etiope), sono accomunati dalla stessa impotenza di
Anberber di fronte alla violenza e al pregiudizio.
Concatenando flashback sovrapposti Gerima ci espone un doppio
ma univoco punto di vista prendendo atto della stessa, cruda
miopia sociale che non prevede l'integrazione del diverso
ma suggella le differenze di classe e di pelle. In Germania
(l'azione si svolge prima della caduta di Berlino) essere
neri significa ancora essere discriminati. In Etiopia non
sottostare alle leggi marxiste significa morire. E in questo
modo la storia da personale diventa universale. Dall'Etiopia
di Anberber si passa alla Germania e poi si torna all'Etiopia.
Che non è più quella di Anberber. E' l'Etiopia
in cui Anberber non si riconosce più. Ma nella quale
deciderà di rimanere per prendere il posto dell'insegnante
dei ragazzi del villaggio misteriosamente scomparso.
Teza significa rugiada ed è
metafora sia della scomparsa dei valori del suo popolo (la
rugiada scompare al sorgere del sole) ma anche della forza
indistruttibile di chi vuole cambiare (la rugiada in ogni
caso torna ogni mattina).
[marco catola]