Sword in the Moon
id.
Regia
Kim Ui-seok
Sceneggiatura
Jang Min-seok
Fotografia
Mun Yong-shik
Montaggio
Kang Min-ho
Musica
Lee Kyung-sub
Interpreti
Choi Jae-hyun, Choi Min-su, Kim Bo-kyung, Lee Jong-su, Yu Yeon-su, Gi Ju-bong, Jeong Seon-hwan, Cho Sang-gun, Kang Sin-il, Kwun Huck-ho
Anno
2003
Durata
100'
Nazione
Korea
Genere
avventura
Distribuzione
Moviemax

In un tempo – il 1723 durante il colpo di stato in Korea che spodestò Gwanghae-gun (15° Re della Dinastia Chosun) – in cui vigeva la legge del più forte, in cui l’avidità e l’ambizione incancrenivano i cuori degli uomini, la scelta da compiere era se vivere con ignominia o morire con onore. Una scelta che si pone di fronte a Gyu-yeop (Choi Min-soo) e Ji-hwan (Cho Jae-hyun), due compagni d’armi del corpo scelto della milizia del Sovrano Gwanghae-gun, denominato Lama di Luna.
Una storia di vendette agli accenti shakespeariani, il cui ritmo, fondato su una mdp agile e vertiginosa getta lo spettatore al centro degli eventi tra colpi di stato, omicidi, stragi e combattimenti corpo a corpo colorati da un rosso emoglubinico, viene rallentato da pesanti inserti da melodramma classico.
Il fulcro centrale della pellicola risiede nel racconto di una amicizia virile, tradita da scelte di campo opposte e ricomposta da un salvifico sacrificio finale. Siamo nel campo del più classico wuxiapan , asciugato in gran parte dai suoi effetti più estetici (nessun volo sugli alberi, nessuna passeggiata sull’acqua) puntando moltissimi sui duelli all’arma bianca, sullo scontro fisico delle lamine delle spade che provocano lacerazioni, amputazioni di arti, schizzi di sangue celate per lo più all’occhio dello spettatore. Un film che punta all’introspezione dei personaggi, a valori quali l’amore, la giustizia, la vendetta. Se paragonati a precedenti opere di genere così ricche di effetti spettacolari, questo Sword in the Moon non può che deludere le attese, ma non dispiace quest’opera che punta il suo obiettivo sugli uomini e sul dolore che certe scelte di vita conseguono, sulla sofferenza di un’amicizia schiacciata dalla Storia. Oltre 2 anni di lavoro, 3000 figuranti, 300 armature, 50 sciabole di metallo, 600 sciabole di legno, 150 archi, 850.000 euro il costo della sola sequenza finale sul “Ponte dei Battelli” sono i numeri di questo kolossal made in Korea, giunto in Italia grazie alla Moviemax, casa di distribuzione a cui si deve lo sdoganamento del cult Donnie Darko.
[fabio melandri]