In America circa
il 37% dei bambini e degli adolescenti stà diventando troppo
grasso e due adulti su tre sono in soprappeso od obesi. I problemi
legati all’obesità sono la seconda causa di morte dopo
il fumo negli Stati Uniti d’America.
Dove finisce la responsabilità personale e dove inizia la colpa
e la responsabilità delle grandi catene di fast-food che per
semplicità di racconto viene identificata totalmente in McDonald’s?
Curioso interrogativo se fatto in un paese protestante in cui l’uomo
è causa delle sue fortune quanto sfortune. Per darsi e darci
una risposta, Morgan Spurlock ci porta in giro per gli Stati Uniti,
tra dottori, Ministri della Sanità, mense scolastiche e fast
food di ogni angolo del Grande Paese. Un viaggio cadenzato da un “esperimento”
grottesco quanto surreale, per un’indagine conoscitiva sugli
effetti di quella che viene definita la dieta McDonald’s. Per
un intero mese il nostro sperimentatore si ciberà esclusivamente
dal Re dei Fast Food. Poche, rigidi e semplici regole:
1) Mangiare solo ciò che era disponibile sul menù
2) Nessuna maxi porzione a meno che non venga offerto
3) Nessuna scusa: mangiare tutti i piatti proposti dal menù
almeno una volta
4) Nessun salto: tre pasti al giorno: colazione, pranzo e cena
Per un mese, accompagniamo
Spurlock nel suo folle progetto tra medici generici, cardiologi, dietisti;
viaggiamo tra big menù, super-size menù, McChicken Nuggets,
bibite di ogni dimensione e fattura, tra specialità tipiche
ed insalate megacaloriche; visitiamo mense scolastiche prigioniere
delle multinazionali del cibo e scuole con piani sperimentali per
la corretta alimentazione; assistiamo giorno dopo giorno alle metamorfosi
fisiche e psicologiche dello sperimentatore.
Il risultato? Ovviamente mangiare per tre volte al giorno per trenta
giorni consecutivi da McDonald's fa male, anzi malissimo. Il fegato
si distrugge, la massa muscolare perde tonicità a vantaggio
della massa adiposa, il cuore si affatica, le forze decadono, il colesterolo
festeggia. Non ci voleva un film per dirci queste cose, ed allora?
Qualsiasi cosa, se ecceduta fa male. Dov’è l’utilità
di tutto ciò?
Il film è interessante per almeno un paio di punti: il cibo
dei fast food crea dipendenza, come l’eroina. I prodotti sono
mescolati a sostanze chimiche che creano ed alimentano dipendenza,
sicchè ad un certo punto non ne puoi fare a meno. Più
mangi e più ti senti meglio; più mangi più desideri
mangiare.
Il secondo è la pressione psicologica esercitata dalle multinazionali
del cibo sul pubblico. Un marketing aggressivo che punta (e qui McDonald’s
la fa da padrone) sui bambini, creando zone gioco lì dove non
esistono, personaggi e programmi televisivi divertenti, feste di compleanno.
Insomma un posto felice da ricordare e... ritornare, anche da grandi.
Forse anche questa non è una novità ma vederla schiaffata
in faccia in maniera così evidente, assume nuova forza e spessore.
Al di là del j’accuse contro le grandi catene di fast
food, Super size me è un film
“importante” in quanto ci costringere a riflettere di
quanto stiamo mangiando male. Oggi. Tutti. Non è questione
di fast food o Stati Uniti, ma di equilibrio di proteine e carboidrati,
zuccheri e grassi. Mangiamo male perché ignoriamo le esigenze
basiche del nostro corpo, ingrassiamo perché il nostro corpo,
complice poco esercizio fisico, non riesce a bruciare il di più
che ogni giorno ad ogni pasto assumiamo. Recentemente l’ex Ministro
della salute Veronesi ha detto che il cibo causa più tumori
che non l’inquinamento e non faceva distinzione tra fast food,
ristoranti o cucina casalinga. Buon appettito!
[fabio
melandri]