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Anno
2011
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Durata
83'
Uscita
03/02/2012
distribuzione
Iris Film |
Regia |
Emiliano
Corapi |
Sceneggiatura |
Emiliano
Corapi |
Fotografia |
Raoul
Torresi |
Montaggio |
Andrea Maguolo |
Scenografia |
Ettore
Guerrieri |
Costumi |
Ilaria Albanese |
Musica |
Giordano Corapi |
Produzione |
Marvin
Film |
Interpreti |
Vinicio
Marchioni, Daniele Liotti, Donatella Finocchiaro,
Massimo Popolizio, Fabrizio Rongione, Claudia Pandolfi |
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Alberto
(Vinicio Marchioni, uscito completamente dal personaggio del
Freddo di “Romanzo Criminale”
la serie), un piccolo imprenditore del nord d’Italia,
per superare le difficoltà economiche a cui sta andando
incontro, decide di sottostare alla proposta di un gruppo di
malviventi. Accetta di fare da corriere, e trasportare un piccolo
oggetto da Reggio Calabria al Nord. Quello che sembra un viaggio
di routine, si trasforma in un vero dramma.
La mattina della partenza un’altra organizzazione criminale
prende in ostaggio la famiglia di Alberto, composta dalla moglie
Laura (una Donatella Finocchiaro eccessivamente sotto tono)
e due figli, obbligandolo a consegnare a loro la refurtiva.
L’imprenditore parte con la paura e la consapevolezza
che la sua vita e quella dei suoi familiari dipendono da come
si comporterà. Purtroppo a peggiorare la posizione si
manifesta un altro cambio di programma: i malviventi calabresi
(il boss è Massimo Popolizio, ancora una volta mal sfruttato
al cinema) cambiano l’ambasciatore scegliendo Sergio,
un romano anch’esso strozzato dai debiti (Daniele Liotti,
un piacevole ritorno sul grande schermo). Da questo momento
entriamo in un secondo film, una specie di spystory in cui Alberto
insegue il suo alter ego nel ‘vano’ tentativo di
recuperare la refurtiva e salvare la sua famiglia.
Nella
pellicola “Sulla strada
di casa”, primo lungometraggio di Corapi,
vincitore nel 2001 del Nastro d’Argento con il cortometraggio
“La storia chiusa”,
si alternano tre livelli narrativi: la storia familiare, il
libero arbitrio di scegliere tra bene e male e il thriller
(all’italiana).
La regia tiene le redini del tutto con delle riprese mobili
e sgranate per far risaltare l’evoluzione dello stato
emotivo di Alberto. Corapi, autore sia della regia che della
sceneggiatura, si è sentito coinvolto dallo spunto
narrativo grazie alla “possibilità di farne un
film di tensione che non fosse puramente di genere, ma che
avesse anche una natura drammatica in grado di approfondire
quello che da subito mi è apparso come il tema centrale:
il bisogno di mantenere integro il proprio bagaglio di valori
e la propria identità”.
Nell’insieme una pellicola ben realizzata, ma che accelera
troppo verso il finale agro-dolce. Un taglio troppo netto,
che rischia di lasciare lungo la “strada di casa”
alcuni nessi logici. [valentina
venturi]
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