Un anno
nella vita di Stella, undicenne selvaggia nella Parigi del
1977. La scuola. I compagni di classe. I brutti voti. Le feste
di compleanno. Le prime cotte. La crisi dei genitori. Le canzoni
dell’epoca. L’amica del cuore. La passione per
i libri. E un tragico evento che la farà crescere bruscamente…
Dai ricordi d’infanzia dell’autrice, il delicato
ritratto di una ragazzina catapultata in un mondo nuovo e
sconosciuto. Rifuggendo le facili trappole del film autobiografico,
Sylvie Verheyde racconta l’educazione sentimentale di
una bambina cresciuta troppo in fretta, sola in mezzo agli
adulti. A scuola non riesce ad ascoltare i professori. Non
presta attenzione a chi le sta intorno. Vive isolata dal resto
della classe. Conosce le canzoni parola per parola, sa ballare,
sa giocare a carte e sa perfino come si fanno i bambini ma
non è in grado di scrivere alla lavagna il participio
presente del verbo significare. Non conosce la storia né
la matematica né la letteratura. Solo l’amicizia
con una sua coetanea, Gladys, le permette di risalire la china
e integrarsi. E sarà l’interesse per la lettura
a salvarla da un destino segnato.
Più che I 400 colpi, Stella
ricorda da vicino L’effrontée,
viaggio iniziatico di una ragazzina nel brutale mondo degli
adulti. Là una canzone italiana (“Sarà
perché ti amo” dei Ricchi e Poveri) faceva da
colonna sonora alla crescita repentina di una bella scontrosa
qui di nuovo una canzone italiana (“Ti amo” di
Umberto Tozzi) cadenza i passi incerti di un’adolescente
verso il mondo reale. E la brava Leora Barbara non sfigura
nel confronto con un’allora acerbissima Charlotte Gainsbourg.
Presentato alla 65° Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia nella sezione Giornate degli Autori.
[marco
catola]