Inghilterra,
metà Ottocento, in piena Rivoluzione Industriale,
il giovane Ray, figlio di una famiglia di scienziati-inventori
è in attesa del ritorno dall’America del
padre Eddie e del nonno Lloyd, partiti per il Nuovo Mondo
per proseguire importantissime ricerche.
Ma invece del padre e del nonno, un giorno arriva dall’America
una misteriosa sfera e con essa loschi individui al suo
seguito, intenzionati ad impossessarsene ad ogni costo.
Questo è solo l’inizio di una trama fittissima
capace di |
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miscelare
interrogativi morali sull’utilità del progresso,
sul potere della scienza, sui limiti che l’uomo
deve porre per non finire con l’auto-annientamento.
Ma non pensate ad un film teorico. Siamo nel magico mondo
dei cartoni animati, nella provincia di una maestro riconosciuto
dell’animazione giapponese, Katsushiro Otomo, che
torna al cinema dopo 16 anni dalla sua ultima fatica,
il fantascientifico Akira.
Otomo ci regala un biglietto per un viaggio sulle montagne
russe, mantenendo per due ore un ritmo infernale nella
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narrazione,
amalgamando disegno tradizionale con animazione digitale,
riempiendo lo schermo di innumerevoli macchine fantasmagoriche
accomunate da un unico massimo comune denominatore: il
vapore. Elemento su cui si fondò la Grande Rivoluzione
Industriale, seme primordiale del nostro attuale benessere,
nella Londra dell’esposizione universale del 1851,
viene fatto oggetto di una disputa tra scienziati pazzi
chi votati al progresso chi alla distruzione.
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Un
film godibile, dalle innumerevoli invenzioni visive, dalla
ricchezza delle immagini, dai vertiginosi movimenti di
macchina. Il risultato è una sorpresa iniziale
con un lento annichilimento finale, travolti un’abbondanza
esagerata che avrebbe riempito almeno altri due film.
Presentato come evento di chiusura all’ultima Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia,
Steamboy rappresenta un interessantissimo aperitivo in
attesa di goderci a Settembre (prima a Venezia con l’omaggio
a Miyazaki ed il conseguente Leone d’Oro alla Carriera,
e poi nelle |
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sale di tutta
Italia) quel Castello Errante di Howl di cui abbiamo avuto nel settembre
scorso l’anteprima mondiale sempre a Venezia. Prosit! [fabio
melandri]
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