“I
bravi giornalisti non hanno amici, ma solo fonti” -
Cameron Lynne, direttrice di The Washington Globe
L’ambizioso
deputato statunitense Stephen Collins (Ben Affleck) rappresenta
il futuro del suo partito politico e presiede un comitato
che supervisiona le spese per la difesa nazionale. Grandi
speranze ed aspettative sono riposte in un uomo che diventerà
una figura di spicco nella storia politica americana, fino
al giorno in cui la sua bella assistente muore tragicamente
e segreti, a lungo occultati, iniziano improvvisamente ad
affiorare.
McAffrey (Russel Crowe), un veterano reporter di Washington,
ha la dubbia fortuna di essere un amico di lunga data sia
di Collins che della determinata direttrice della testata
Cameron Lynne (Helen - The Queen - Mirren), che gli ha commissionato
un servizio su questa storia. Mentre lui e la collega apprendista
al suo fianco, di nome Della Frye (Rachel McAdams) indagano
sull’identità del killer, McAffrey scopre uno
scandalo che minaccia di scuotere le maggiori e più
potenti istituzioni dell’intero paese. In una città
di faccendieri e di ricchi politicanti, McAffrey scoprirà
una verità fondamentale: quando ci sono miliardi di
dollari in gioco, non si salva l’integrità di
nessuno.
Play in inglese ha la duplice valenza di gioco e recitazione.
Ed in effetti State of Play,
thriller ambientato nel mondo della politica e dell’informazione,
è un gioco continuo di travestimenti, recitazioni,
messe in scene tra esponenti di due mondi che convergono parallelamente
l’uno contro l’altro, in un gioco a rimpiattino
in cui in cui il ‘potere’ nel senso più
ampio del termine è la vera posta.
Personaggi sconfitti ma orgogliosi, in cerca di riscatto da
un passato che si vorrebbe dimenticare ma che come corpi vuoti
galleggiano per tornare in superficie quanto meno te lo aspetti.
State of Play si incanala nella
tradizione tutta americana, nella finzione come nella realtà,
della stampa come vera sentinella del potere, che da Tutti
gli uomini del Presidente a Insider,
ci ha regalato alti momenti di cinema sociale. Questa pellicola
non delude i fan del genere, appassiona per la trama e la
complessità di personaggi che si muovo nel campo del
'vorrei ma non posso', aprendo porte su possibili sviluppi
che poi non vengono percorsi. Potrebbe questo sembrare un
punto a sfavore dell'opera, in realtà la arricchisce
di profondità psicologica donando ai diversi personaggi
se non verità, almeno verosimiglianza.
Peccato per l’epilogo ridondante a causa del doppio
finale, che appare un po’ troppo cervellotico e forzato,
che ad ogni modo non toglie troppo ad un film che definiremmo
riuscito ed avvincente.
[fabio melandri]