Interpreti |
Chris
Pine, Zachary Quinto, Zoe Saldana, Benedict Cumberbatch,
Simon Pegg |
Produzione |
Paramount
Pictures, Skydance Productions, Bad Robot Productions |
Distribuzione |
Universal
Pictures |
Uscita |
12/06/2013 |
Nazione
| Anno |
USA
| 2012 |
Genere
| Durata |
fantascienza | 134' |
|
Nessuno
è al sicuro nel futuro di Star Trek: la storia inizia
raccontando di come il Capitano Kirk (Chris Pine) abbia perso
il comando della nave per non aver rispettato le procedure in
una missione, al fine di portare in salvo l'amico Spock (Zachary
Quinto). La flotta interstellare e Londra sono colpiti e minacciati
da attacchi violentissimi architettati da John Harrison (Benedict
Cumberbatch), un tempo membro dell'equipaggio ed ora rivelatosi
come nuova incarnazione del malvagio Kahn. Un insidioso viaggio
sul pianeta Kronos sarà l'occasione per ricreare in fretta
e furia la vecchia Enterprise e fronteggiare un nemico ancora
più minaccioso di quanto potesse apparire.
La psicosi del terrorismo ha resuscitato i vecchi marchi un
po' arruginiti del cinema occidentale con l'avallo di grandi
firme registiche; basti pensare che in meno di due anni dopo
Nolan con Batman,
Mendes con 007
e ora Abrams, già maestro in “Lost”
nello sfruttare le dinamiche di minacciosità dell'ambiente
che circonda i personaggi, in questo secondo episodio del reboot
di Star Trek ha avuto più o meno la stessa ispirazione.
Il villain fa più paura se custodisce un passato comune
con gli eroi e una volta rinnegato sfoga tutta la sua frustrazione
bombardando città e amici di un tempo. L'attualità
è evidentemente più persuasiva di quanto si possa
immaginare e il Khan qui tratteggiato è affine allo Javier
Bardem di “Skyfall”,
rinnegato dall'MI5 e ancora più pericoloso perchè
a conoscenza dei punti deboli dei propri nemici.
Pubblico e critica stanno rispondendo con insolito entusiasmo
e tutto sembrerebbe dunque perfetto senonché in questo
specifico caso, anche per chi non sia un devoto trekker, lo
iato che Abrams pone con le serie tv ed i film precedenti è
così deciso, che per lunghi tratti si potrebbe assistere
a uno dei tanti successi attuali se non ci fosse un teletrasporto
o un orecchio appuntito a riportarci in carreggiata. L'azione
è così al centro della vicenda che tutti i protagonisti
corrono, saltano e lottano e la stessa Enterprise (che non nasce
come astronave da guerra), con un espediente narrativo viene
armata proprio per dare più corpo a questa impostazione.
Come molti sapranno, tra le tante incoronazioni che questo Re
Mida ha ricevuto, l'ultima e più importante viene da
George Lucas, che ha affidato ad Abrams il progetto “Star
Wars VII”. Viste le premesse, sulla scelta
di Lucas c'è ben poco da eccepire, ma far vincere qui
in modo assoluto gli effetti sui personaggi e spesso sugli attori,
che convincono solo nei ruoli marginali come quello dell'ingegnere
capo Simon Pegg, azzerare i dialoghi in favore di inseguimenti
fra detriti stellari e scazzottate violente e scomodissime pare
lasciare già intendere che ad una fantascienza più
“contemplativa” e d'invenzione (quella che bene
o male rappresentava Star Trek) se ne preferisca in partenza
una decisamente più dinamica e d'intrattenimento. Nulla
da eccepire neanche su questo, ma ridare lustro seguendo le
mode e assecondando i gusti del pubblico del momento sembra
un giochino un po' troppo facile.
Un ultimo cenno, in questi tempi di precariato globale, lo merita
il perfido Khan, che qualcuno ricorderà come assassino
di Spock in “Star Trek –
L'ira di Khan”, atto che a furor di fax
di protesta di fan imbestialiti venne sovvertito nell'episodio
successivo, facendo serenamente rivivere il simpatico vulcaniano;
anche qui, allo sventurato nemico dell'Enterprise capita più
o meno la stessa beffarda disavventura con un altro membro dell'equipaggio,
facendogli guadagnare la palma finora sconosciuta di “assassino
a tempo determinato”. Ancora una volta insomma, in maniera
inaspettata l'attualità fa sentire tutto il suo peso.
[emiliano duroni]
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