Regia
Baillie Walsh
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Ben Harrex
Scenografia
Costumi
Musica
 Bruce Springsteen
La condivisione della musica sul web a livello economico ha certamente causato più danni all'industria musicale che benefici; eppure ad uno sguardo più attento non sfuggirà che la fruizione si è estesa, si è personalizzata e per alcuni aspetti è indubbiamente migliorata. Questo pensiero forse è alla base del progetto intrapreso quasi due anni fa da Ridley Scott, il quale in veste di produttore pensò di sollecitare la nutrita schiera di fan di Springsteen a condividere le ragioni della loro passione per la rockstar americana sul web. Al giovane Baillie Walsh è toccato visionare, raccogliere e dare senso compiuto all'imponente mole di materiale proveniente da tutto il mondo, arricchendolo con filmati live del Boss.

Molti cantautori hanno dichiarato che le canzoni sono di chi le ascolta nella stessa misura in cui appartengono ai loro legittimi autori: anche senza tirare in ballo le più elementari nozioni di semiotica, questo concetto in un epoca di contenuti mediati e rielaborati è quantomai opportuno e costituisce la forza e la novità di questo documentario. Poco è importato agli autori raccontare per l'ennesima volta le notti insonni di un ventiquatrenne ex ragazzo prodigio del New Jersey impegnato a suggellare una poetica romantica e disperata di rock 'n roll, nel pieno disincanto degli anni '70, dormendo sul divano di un magazzino di surf. È sembrato invece più interessante e significativo ascoltare come a distanza di più di trent'anni una canzone come Thunder Road possa essere associata alla perdita della verginità o utilizzata come piccolo vademecum di valori positivi da trasmettere ai propri figli.

Il rischio maggiore del documentario sul rock è quello di sfociare nell'agiografia, presentando l'artista di turno nei suoi viaggi dagli hotel ai palcoscenici come un messia che con un gesto della mano manda in delirio masse oceaniche. Il pericolo qui viene quasi completamente scampato alternando la lucida follia di chi segue concerti e scalette per tutta una vita, alla divertita disperazione di chi acccompagna la fidanzata durante maratone di tre ore e mezza solo per dovere di coppia o all'ironia di chi si è travestito da Elvis per essere chiamato a duettare sul palco. L'isterismo da beatlemania o da boyband con urla e capelli strappati è bandito, perchè lo springsteeniano non ha età né pruriti adolescenziali, ma una tenacia e una costanza fuori dal comune (per chi fosse interessato, ci sono pagine di Nick Hornby sull'argomento, ma anche il divertente “Accecati dalla luce” del bolognese Gianluca Morozzi).

Springsteen, forte di quarant'anni di liriche dirette e a volte disarmanti nella loro semplicità e profondità, non parla mai diretto alla camera e non è mai intervistato, ma riesce a trasmettere buona parte dei suoi messaggi per mezzo di chi lo ascolta, dando coerenza a questa sorta di esperimento cinematografico-musicale e rendendo lo spettacolo fruibile anche da chi non è fan. Martin Scorsese, che ha firmato forse i più grandi capolavori nella categoria “documentario rock”, è stato sempre attento innanzitutto a scegliere i propri soggetti (le radici del Blues in “Feel like going home”, Dylan in “No direction home”, George Harrison in “Living in tha material world”) e dovrebbe ammonire chiunque vorrà intraprendere questo tipo d'impresa in futuro che, al di là della legittime sperimentazioni, non esiste una forma che a priori possa far brillare un artista povero di contenuti; questo film dimostra che la soluzione opposta è certamente più praticabile.
[emiliano duroni]
Interpreti
Bruce Springsteen
Produzione
Black Dog Films, RSA Films, Scott Free Productions, Black Dog Films, Ridley Scott Associates
Distribuzione
Quantum Marketing Italia
Uscita
22/07/2013
Nazione | Anno
USA |2013
Genere | Durata
documentario | 124'