The Spirit
id.
Regia
Frank Miller
Sceneggiatura
Frank Miller
Fotografia
Bill Pope
Montaggio
Gregory Nussbaum
Scenografia
Rosario Provenza
Costumi
Michael Dennison
Musica
David Newman
Interpreti
Gabriel Macht, Samuel L. Jackson, Scarlett Johansson, Eva Mendes, Paz Vega, Dan Lauria,
Sarah Paulson, Eric Balfour, Jaime King, Louis Lombardi, Stana Katic, Richard Portnow
Produzione
Lionsgate, Odd Lot Entertainment, Continental Ent. Group (CEG), Media Magik Entertainment
Anno
2008
Nazione
USA
Genere
drammatico
Durata
108'
Distribuzione
Sony Pictures Releasing Italia
Uscita
25-12-2008
Giudizio
Media

The Spirit segna l’esordio alla regia di Frank Miller, mitico disegnatore e padre di filoni come Spider-Man, Wolverine, Batman, Sin City, tanto per citarne alcuni. Ma per questo suo debutto, Miller non pesca nel suo immenso repertorio di lavori, ma sceglie la fonte, l’ispiratore della sua carriera, ovvero il disegnatore newyorkese Will Eisner. Eisner aveva poco più che vent’anni quando creò The Spirit, un eroe mascherato vestito con un completo elegante, una cravatta rosso fuoco, guanti, cappello e nessun potere da supereroe da sfruttare. Un personaggio adulto, con un senso dell’umorismo molto asciutto, un occhio attento per le donne e una devozione assoluta verso la sua città, Central City di cui esprime l’anima, lo spirito…appunto. Così lo descrive Miller:” Non è un supereroe. Non è in grado di volare o di sollevare le macchine. Ma ha una dote straordinaria: è capace di ricevere dei colpi devastanti e guarire più in fretta di chiunque altro. Così, in mezzo a questa avventura romantica, si trova coinvolto in un percorso esistenziale per scoprire chi è realmente”. Come ogni eroe che si rispetti, ha un nemico feroce ed implacabile, un alter-ego cui le somiglianze in verità sono assai maggiori delle distanze anche se uno è portatore di ordine e l’altro del caos nel mondo, uno cerca di aiutare le persone mentre l’latro vorrebbe dominarle e ridurle in schiavitù: Octopus.
Nel mondo di The Spirit, dove Central City nasce dalle fogne di New York e genera la città di Gotham City, le donne sono vestite da sera, gli uomini indossano dei completi e dei cappelli, mentre i taxi sono delle eleganti sedan degli anni cinquanta. Ma è anche un ambiente fatto di telefoni cellulari, giubbotti antiproiettili e clonazione. Le avventure del film hanno un livello di forza e violenza tipico del ventunesimo secolo, piuttosto che degli anni quaranta. Inoltre, l’umorismo irriverente che era una parte importante dell’universo di Eisner ha decisamente un ruolo di primo piano ed è arricchito dalla caratteristica ironia di Miller.
Il risultato è un prodotto anomalo, un fumetto cinematografico che mantiene la bidimensionalità della pagina disegnata. L’estetica di Miller ricorda sin troppo da vicino quella già ammirata in Sin City, con i profondi scuri color pece, personaggi border-line con una tristezza di fondo alla Raymond Chandler ed inserti di cinema animato che ben si fondono con le immagini live.
Purtroppo questa cura verso la confezione è a discapito del contenuto, con una trama pasticciata e confusa, interpretazioni che vanno da un’estremo gigionismo di Octopus (Samuel L. Jackson macchietta di se stesso) ad un mono-espressionismo facciale del semi-sconosciuto protagonista Gabriel Macht (Una canzone per Bobby Long, L’ombra del potere). Arricchiscono la composizione barocca, le numerose presenze femminili che vanno da Eva Mendes ad una irriconoscibile Paz Vega per finire alla prorompente Scarlett Johansson.
Nel complesso l’ennesimo film noiosetto, di cui non si sentiva assolutamente la necessità e di conseguenza, passata la sbornia natalizia, la mancanza nonostante il possibile sequel che si prospetta dal finale aperto della pellicola. [fabio melandri]