Tratto
da una storia vera…oppure no visto il recente outing
dell’autrice Misha Defonseca a proposito dell’incredibile
vicenda che la vide protagonista da adolescente quando, deportati
i genitori ebrei in un campo di prigionia nazista, la piccola
si mise sulle loro tracce attraversando mezza Europa in compagnia
di un branco di lupi. Tanto incredibile infatti da rivelarsi
una bufala. “E’ stato come se mi avesse tradito
mio marito” ha rivelato in conferenza stampa la regista
Vera Belmont. “Sono ebrea, di origini russo-polacca,
sono nata in Francia ed ho sempre desiderato fare un film
sull’Olocausto, ma non riuscivo a trovare il giusto
taglio – continua la regista – Mi dicevo che raccontare
ciò che tanti avevano già narrato, sarebbe risultato
di scarso interesse. Parlare dell’Olocausto attraverso
la storia di questa bambina, era certamente, per me, il modo
migliore di farlo. Già durante la lettura del libro
di Misha, alcune cose mi erano parse inverosimili. I cani,
i lupi nel film sono l’elemento poetico inserito in
un contesto che sebbene non fosse quello proprio della scrittrice
protagonista, lo è stato di molte persone che hanno
sofferto la fame in quel periodo. Per Misha invece è
stato un modo di affrontare e superare il fatto che suo padre
era stato catturato dai nazisti e sotto tortura avesse denunciato
i suoi compagni.”
Misha, 8 anni, di ritorno da scuola si ritrova improvvisamente
orfana. Con i genitori nelle mani dei nazisti, lei in quelle
di persone sconosciute che sembrano interessarsi alla sua
sorte in realtà sono profumatamente pagate per nasconderla.
Ma il carattere di Misha è forte. Con l’aiuto
di una semplice bussola intraprende un viaggio a piedi verso
l’Ucraina, attraversando dal Belgio, la Germania prima
e la Polonia poi. Per sopravvivere ruba cibo e vestiti, evita
gli uomini e la loro violenza, si unisce ad un branco di lupi
e ne diviene parte.
Il taglio è quello favolistico, che in passato si è
rivelata la chiave più originale per raccontare “l’irraccontabile”
dalla parte delle vittime come nel caso di Train
de vie di Radu Mihaileanu o La
vita è bella di Roberto Benigni. Segnali in
questi senso ce ne sono e diversi da Cappuccetto Rosso a Pollicino
fino ad arrivare a Mogli – Il libro della giungla. La
resa è però incerta. La struttura narrativa
del film, lo svolgersi degli eventi ed i suoi luoghi sono
incerti e confusi. Il clima emotivo del film è freddo,
asettico, troppo uniforme, privo di picchi come di momenti
di piana, il che impedisce l’immedesimazione verso personaggi
e vicende. Se voleva essere un film di pura fiction e non
documentario manca una struttura narrativa forte ed omogenea,
se voleva essere una fiaba moderna manca la magia e la poesia
che dovrebbe contraddistinguerla. La Natura è sin troppo
madre e poco matrigna come invece ci ha ben mostrato Sean
Penn nel suo Into the Wild, e la rappresentazione del lupo
- “l’uomo animale fa la guerra, l’animale-lupo
uccide per mangiare”- e sin troppo da documentario del
Nation Geographic o se volete da due-calzini alla Balla
con i lupi. Straordinaria la piccola protagonista Mathilde
Goffart al suo debutto sullo schermo e portatrice, lei si,
di un elevato grado di verità e partecipazione. [fabio
melandri]