Somewhere
id.
Regia
Sofia Coppola
Sceneggiatura
Sofia Coppola
Fotografia
Harris Savides
Montaggio
Sarah Flack
Scenografia
Anne Ross
Costumi
Stacey Battat
Musica
Phoenix
Interpreti
Stephen Dorff, Elle Fanning, Chris Pontius, Laura Chiatti, Michelle Monaghan, Laura Ramsey
Produzione
American Zoetrope
Anno
2010
Nazione
USA
Genere
drammatico
Durata
98'
Distribuzione
Medusa Film
Uscita
03-09-2010
Giudizio
Media

Johnny vive a Hollywood nel leggendario hotel Chateau Marmont. Se ne va in giro sulla sua Ferrari e casa sua è un flusso continuo di ragazze e pasticche. Totalmente a proprio agio in questa situazione di torpore, Johnny vive senza preoccupazioni. Fino a quando giunge inaspettatamente allo Chateau la figlia undicenne, Cleo, nata dal suo matrimonio fallito.
L'incontro e la breve frequentazione con Cleo fa emergere nella vita di Johnny aspetti di una quotidianità che aveva completamente rimosso, portandolo ad un'amarissimo bilancio della propria vita.
Sofia Coppola, con Somewhere ritorna a trattare tematiche già toccate, in chiave più lieve, con Lost in Translation, suo grande successo del 2003: la solitudine, la depressione, il senso di vuoto ed incompletezza di un'esistenza baciata dalla fortuna, se vista con gli occhi di uno sconosciuto.
In entrambi i casi un attore protagonista: là un Bill Murray lasciato dalla moglie in trasferta a Tokyo per girare lo spot di un whisky; qui Stephen Dorff, attore sulla cresta dell'onda, con un matrimonio fallito, la promozione internazionale di un film e rapporti interpersonali ridotti all'osso, alle sue manifestazioni primarie. L'occasione del riscatto: là una giovane moglie trascurata dal neo-sposo marito, qui una figlia undicenne trascurata da genitori troppo presi dalle proprie vite.
Là l'asetticità di una città come Tokyo, immersa nel buio e nelle sue luci sfolgoranti e colorate; qui una Los Angeles inondata di luce, con le sue strade immense, le macchine enormi, gli alti fusti delle palme. Due città opposte ma in egual modo spersonalizzanti. Fredde. Lontane.
La Coppola costruisce un film essenziale nei dialoghi, nella costruzione delle inquadrature e dei movimenti di macchina, con un uso infrequente per il cinema contemporaneo dello zoom, di cui abbonda in lentissime sequenze che lasciano allo spettatore di pensare, riflettere, assorbire quanto rappresentato sul grande schermo. Un film che è una sequenza di pieni e vuoti. Pieni come la vita pubblica del protagonista, fatto di incontri, set fotografici, conferenze stampa, feste, viaggi intercontinentali, apparizioni in improbabili trasmissioni televisive (i Telegatti nostrani); vuoti come la vita privata del protagonista: senza amici, senza famiglia, senza una casa propria. Un equilibrio che viene rotto dall'arrivo di Cleo svelando la vacuità di quei pieni e trasformando i vuoti in pericolosi vertigini.
Un finale aperto per un film imperfetto, amaro come il fiele, per nulla consolatorio, dove la speranza ha la consistenza fugace di una piuma in balia del vento. Comparsata di Benicio Del Toro, Jo Champa e dei nostri Valeria Marini e Simona Ventura. Produce papà Francis Ford Coppola. [maria mineo]