Un
free press, letto da un’intera città, diventa
il filo conduttore del film diretto dall’esordiente
Marco Cucurnia. Lungo una giornata s’incontrano vari
personaggi, ognuno con la propria storia e il proprio modo
di vivere.
Carla (Anna Valle) è una prostituta senza redenzione.
Per lavoro incontra Andrea (Pietro Sermonti), aspirante sceneggiatore
che vorrebbe intervistarla. Enrico (Michele Placido, anche
produttore della pellicola) è un borghese fedifrago
sposato a Elvira (Eleonora Giorgi). Nella capitale arriva
Massimo (Simone Lupino): vive a Gualdo Tadino e vuole partecipare
ad un concorso da geometra. L’incontro fortuito con
il romano Giacomo (Augusto Fornari) e la somiglianza con un
noto motociclista gli permette di osare comportamenti imprevisti.
Tra drammi e commedie, alla fine della giornata, finiranno
tutti in prima pagina.
Marco Cucurnia giovane genovese giunto a Roma per mettere
in pratica il suo sogno professionale, dichiara: “Il
film SoloMetro è la descrizione
di una città che non ritrova più se stessa,
è la mia personale ricerca intorno a una città
che dovrebbe ritrovare la forza nella sua storia e nella memoria”.
Il tentativo però è mal riuscito. La sceneggiatura
è slegata dal contesto, a parte qualche battuta divertente
di Augusto Fornari, la noia rischia di essere la vostra compagna.
Dietro ai dialoghi e dietro ai personaggi non c'è mondo,
non c'è storia, non c’è un perché.
Persino Placido risulta fuori contesto, senza uno minimo di
identità narrativa, mentre Anna Valle forse ha accettato
un ruolo troppo impegnativo per la sua preparazione interpretativa.
La vera chicca del film è alla fine: Mario Monicelli
che sorride. [valentina venturi]