Raro caso
in cui il solo titolo è talmente esemplificativo da
non necessitare alcun approfondimento della trama. Serpenti
su un aereo. Idea, soggetto, trattamento e sceneggiatura in
quattro semplici parole. Tutto il resto, dialoghi, recitazione,
regia, effetti speciali, fotografia, musica e montaggio sono
a loro funzionali. Psicologia zero, azione 100%. Sospendete
ogni forma di verosimiglianza, spegnete il vostro cervello,
annullate ogni ragionamento logico ed avrete un B-movie che
non si vergogna affatto della propria identità. Una
pellicola sconsigliata ai fobici di spazi chiusi e dei nostri
amici striscianti. Un horror viscerale, primitivo, archetipo,
di pancia.
Sean Jones è testimone dell’omicidio alle Hawai
di un procuratore distrettuale noto per la sua caccia ad un
pericoloso malvivente di nome Eddie Kim. Convinto a testimoniare
dall’agente speciale dell’FBI Neville Flynn viene
trasferito a bordo di un aereo passeggeri verso la città
degli angeli. Ma durante il volo aereo una cassa di pericolosissimi
serpenti viene liberata ed inizia l’assalto verso i
poveri ed inermi passeggeri tra cui un Rapper di colore accompagnato
dai suoi scagnozzi, una coppia di ritorno dalla luna di miele,
due ragazzini che volano da soli per la prima volta, una donna
con il suo bambino, un manager arrogante e presuntuoso e via
discorrendo. Dal carattere dei personaggi brevemente descritti
e tagliati con un’accetta assai affilata, lo spettatore
può divertirsi ad immaginare l’ordine in cui
verranno eliminati e soprattutto la modalità. I serpenti
infatti non attaccano se non vengono stimolati o aggrediti
per primi. Così i cattivi di turno hanno pensato bene
di eccitarli attraverso i ferormoni, sostanze che i serpenti
femmine emettono quando sono in calore e che hanno un effetto
altamente dopante. I rettili, già simbolo fallico per
eccellenza, si trasformano in feroci maniaci sessuali, vista
la loro predisposizione ad aggredire organi genitali manschili
e femminili oltre che ogni tipo di orifizio possibile ed immaginabile:
bocche, occhi, orecchie. UNa buona dose di gore è così
assicurata.
La presenza di Samuel L. Jackson nel ruolo dell’agente
dell’FBI dona al film una sorta di aurea “cult”
ma meglio sarebbe dire “scult” che farà
la fortuna del film soprattutto in tv ed in DVD, mentre dietro
la macchina da presa striscia silenzioso David R. Ellis che
dopo un debutto con i toni leggeri della commedia (Quattro
zampe a San Francisco) ha virato decisamente verso
il cinema di genere a metà strada tra l’horror
ed il thriller (Final Destination 2,
Cellular).
[fabio melandri]
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