Sicko
segna il ritorno, attesissimo, sul grande schermo del predicatore
americano per eccellenza, il Beppe Grillo di Detroit, il Gabibbo
statunitense puntando l’obiettivo della sua macchina
da presa sul sistema sanitario americano, dominato dalle lobby
farmaceutiche ed assicurative. Un film dedicato non ai quasi
50 milioni di americani privi di una seppur minima copertura
assicurativa, di questi anche il buon Moore se ne lava le
mani, ma a quei circa 250 milioni di americani che l’assicurazione
l’hanno stipulata e che devono prima rovinarsi per potersela
permettere per poi combattere ogni qualvolta debbano usufruirne.
Perché le compagnie assicurative, in America come in
tutto il mondo aggiungiamo noi, hanno la negativa inclinazione
ad evitare di pagare, vuoi perché a loro dire sono
spese non necessarie vuoi per qualche cavillo burocratico.
Certo, che la sanità americana fosse un ganglo tumorale
da sottoporre a chemioterapia intensiva per poterla sanareè
cosa nota a tutti e certo Sicko,
il falso documentario di Michael Moore, nulla aggiunge e nulla
toglie all’argomento. Dalla serie E.R.
medici in prima linea per finire a Erin
Brockovich, avevano già abbondantemente
illuminato il pubblico di mezzo mondo sull’argomento.
Ma il Sig. Moore, da buon predicatore moderno qual’è,
ci illustra che un’altra via è possibile. Basta
guardare poco oltre il confine americano, su verso nord in
Canada per trovare il paradiso sanitario terrestre, dove chiunque
viene visitato e sottoposto a trattamenti e visite specialistiche
nel giro di circa 30’ minuti di attesa. Credibile? Certo
quanto la notizia che i canadesi non chiudono a chiave le
porte delle loro case (Bowling
a Columbine)…
Ma se il Canada non bastasse come esempio ecco che il Sig.
Moore ci presenta eclatanti dimostrazioni di buona sanità
pubblica in Inghilterra, dove un medico del servizio sanitario
pubblico può anche guadagnare 250.000 euro di stipendio
l’anno, permettersi un bell’appartamento al centro
di Londra e guidare una fiammante Audi; o in Francia dove
il Servizio Sanitario Nazionale invia a casa dei suoi assistiti
addirittura una colf per preparare la pappa al pupetto o lavare
i panni sporchi. Ma anche nel paese del male per antonomasia,
Cuba, il servizio sanitario è efficientissimo e gratuito.
In ogni quartiere c’è un medico di zona ed una
farmacia, le medicine costano veramente nulla (5 centesimi
di dollari contro una spesa di 250 dollari per la stessa medicina
negli Stati Uniti), i medici sono gentilissimi e disponibilissimi,
sopratutto con una macchina da presa puntata in faccia. I
governi di Cuba, Inghilterra e Francia ringraziano sentitamente
per il mega spottone messo in campo dal Sig. Moore con un
uso strumentale del mezzo cinematografico degno di un Ministro
della Propaganda di qualche Stato Libero di Bananas. Le scelte
registiche sono esemplari da questo punto di vista. Fotografia
livida, mendicanti abbandonati agli angoli delle strade, sporcizia
e povertà negli Stati Uniti; sole splendente, uccelli
che cantano, coppiette innamorate e musiche romantiche a Parigi
e Londra. La summa degli stereotipi messi in scena come fosse
verità documentata.
Michael Moore è diventato oramai prigioniero del suo
personaggio mediatico. Dai documentari militanti alla Roger
& Me, siamo giunti ai film di pura propaganda,
in cui si parte da una tesi e si costruiscono intorno le prove
a sostegno. Moore fa delle eccezioni la regola, dei casi estremi
la normalità, purchè queste vadano ad assecondare
il suo punto di vista. Il tutto sotto le mentite spoglie di
un documentario che per definizione dovrebbe documentare la
realtà e non costruirla come il migliore dei fiction
movie.
In conferenza stampa a Roma, il Sig. Moore ha cantato le lodi
del sistema sanitario italiano e quelle del nostro Ministro
della Sanità Livia Turco. Ma allora perché il
nostro “meraviglioso” servizio sanitario nazionale
non viene neanche sfiorato dalla propaganda del regista americano?
Ma certo che sciocchi, se la sanità in Italia fa acqua,
la colpa è di Berlusconi…
Andate pure a vedere Sicko,
ma prima di entrare in sala accendete il vostro cervello e
ragionate sul flusso di informazioni che Moore vi precipita
addosso, discernendo ciò che è realtà
da ciò che è pura e semplice propaganda.
[fabio melandri]
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Michael Moore, e si conferma in tutto lo splendore di un'inevitabile
parabola discendente. Di documentari a tesi ci è sempre
capitato di vederne molti, e tutti in qualche modo (pensiamo
alla Columbine dello stesso Moore) attingevano da una realtà
proposta come totale, limpida, in qualche maniera ogettiva.
In Sicko tutto questo non esiste. E' un film ontologico in qualche
modo, facente riferimento unicamente alla mente del regista,
tendente alla dimostrazione di una tesi costi quel che costi.
La dimensione documentaristica scompare, lasciando il posto
ad un collage di spezzoni precostituiti montati a piacimento
dal regista (che in questo ci sa fare), il quale però
deborda dagli intenti iniziali, dipingendo da una parte l'inferno
più disperante (il sistema assicurativo americano), dall'altra
una sorta di paradiso incredibile (la sanità pubblica
francese e canadese).
Oltretutto, così avviluppato com'è alla propria
ideologica presa di posizione, Moore parla di governi, burocrazie
e cavilli, eliminando qualsivoglia dimensione umana nel rapporto
paziente/dottore e società/malato che costituisce il
fondamento per qualsivoglia esplorazione di uno degli aspetti
più delicati del vivere privato e sociale di qualsiasi
comunità, come quello dell'assistenza ai malati.
[pietro salvatori] |
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