Dopo una
festa di matrimonio, Tun e Jane prendono in macchina la strada
di casa. Ad un certo punto, complici l’alcool e l’oscurità,
la vettura investe violentemente una giovane donna, un’ombra
buia. L’impatto è fortissimo e i due fidanzati,
consapevoli della morte della sfortunata, decidono di scappare
a casa.
La vita sembra riprendere come prima, ma ad un certo punto
Tun, che di mestiere fa il fotografo, comincia a notare strane
ombre nelle sue fotografie. Pian piano si svela una losca
figura che coincide maledettamente con una giovane amica del
ragazzo e la sua tragica morte.
La ragazza è stata vittima – molti anni prima
– di uno stupro di gruppo da parte di Tun e i suoi vecchi
amici, ed è tornata tra i vivi per consumare la più
classica delle vendette.
“Tutto è iniziato quando abbiamo visto diverse
fotografie del 14 ottobre (la rivolta storica avvenuta in
Tailandia nel 1973). Erano solo vecchie foto, ma così
terrificanti da farci pensare a fotografie di spiriti su Internet”
affermano i registi.
Horror movie classico, ben costruito e strutturato, ma un
po’ scontato, focalizza la sua attenzione su un fenomeno
cult degli amanti del mistero: impazzano infatti in rete siti
di fotografie di apparizioni sataniche, in bilico fra magia
nera, fantasmi, spiriti e fotoritocco.
La tensione non sale con lo scorrere della pellicola, complice
anche la poca enfasi data agli aspetti visuali del film, e
l’attenzione si sposta sul racconto, dove i due giovani
registi, tailandesi alla loro opera prima, concentrano il
loro lavoro.
“Abbiamo cercato molte vecchie storie di fantasmi
e ci siamo chiesti perché e come riescono a spaventarci.
Una volta convinti di aver trovato la risposta, la sfida è
stata ricreare lo stesso effetto sullo schermo”:
questo è stato il modus operandi dei due registi.
In patria, dove è uscito nel 2004, ha spopolato, passando
l’esame per accedere ai mercati che contano.
[simone
pacini]