“Ho
sempre pensato che guardando due sconosciuti fare sesso puoi
scoprire molte cose su di loro – da come è stata
la loro infanzia a quello che hanno mangiato quel giorno a
pranzo.” Parola di John Cameron Mitchell.
Il sesso, lo sfregamento di corpi, l’abbattimento di
ogni barriera di pudicizia e moralismo, come fonemi e fonemi
di un nuovo linguaggio, incapace di mentire e di mettere a
nudo la vera essenza delle persone, di svelare i loro più
intimi desideri e paure, facendo emergere quella parte di
noi che solitamente celiamo alla luce del sole ed agli occhi
del mondo. Così al suo secondo lavoro per il grande
schermo a ben 5 anni da Hedwig –
La diva con qualcosa in più, Mitchell ci cala
in una New York fatta di personaggi border line, il cui stesso
skyline è fatto dalle belle animazioni di John Bair,
calandoci in una dimensione grottesca in cui siamo disposti
ad accettare di tutto: dalla psicoterapeuta che non ha mai
provato un vero orgasmo, al gay che tenta attraverso una complicata
posizione yoga ad autoeiacularsi in bocca, fino ad una giovane
sola e complessata che si prostituisce nel ruolo di femmina
dominatrice al servizio di improbabili clienti masochisti.
E tutti si ritrovano come in un girone dantesco allo Shortbus,
locale notturno nella New York post 9/11 fuori dalla legge
e dalle convenzioni – dove si mescolano sesso, arte
e politica, ideato e gestito dal travestito Justin Bond (che
interpreta se stesso).
Mitchell lavora nella prima parte del film su una serie di
accumuli di personaggi, tematiche, situazioni a volte un po’
stiracchiate e gratuite che poi nel proseguo non riesce con
la stessa intensità ed originalità a sviluppare
e chiudere, risolvendo intrecci narrativi in maniera un po’
troppo sempliciotta ed alla “volemose bene” come
la scena conclusiva della banda dal sapore felliniano che
si aggira per lo Shortbus. Furbizia? Gusto della provocazione?
Sincerità di esposizione? A giudicare dalle mancate
polemiche e dalla normalità con cui il film è
stato accolto nel mondo tenderemo ad escludere le prime due
ipotesi. L’Italia, che paese normale proprio non vuole
essere, il distributore Bim ha dovuto ridurre le copie preventivate
per l’uscita visto il rifiuto da parte di numerosi esercenti
di ospitarlo nelle loro sale. Rimane ad ogni modo un film
imperfetto, anche inutile se volgiamo, voyeuristico quanto
si vuole ma lontano da morbosità o tracce di pornografia…
[fabio melandri]
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