Shortbus
id.
Regia
John Cameron Mitchell
Sceneggiatura
John Cameron Mitchell
Fotografia
Franck G. DeMarco
Montaggio
Brian A. Kates
Scenografia
Jody Asnes
Costumi
Kurt and Bair
Musica
Yo La Tengo
Produzione
Howard Gertler, Tim Perell, John Cameron Mitchell
Interpreti
Sook-Yin Lee, Paul Dawson, Lindsay Beamish, PJ DeBoy, Raphael Barker
Anno
2006
Genere
commedia
Nazione
USA
Durata
102'
Distribuzione
Bim Distribuzione
Uscita
24-11-06

Ho sempre pensato che guardando due sconosciuti fare sesso puoi scoprire molte cose su di loro – da come è stata la loro infanzia a quello che hanno mangiato quel giorno a pranzo.” Parola di John Cameron Mitchell.
Il sesso, lo sfregamento di corpi, l’abbattimento di ogni barriera di pudicizia e moralismo, come fonemi e fonemi di un nuovo linguaggio, incapace di mentire e di mettere a nudo la vera essenza delle persone, di svelare i loro più intimi desideri e paure, facendo emergere quella parte di noi che solitamente celiamo alla luce del sole ed agli occhi del mondo. Così al suo secondo lavoro per il grande schermo a ben 5 anni da Hedwig – La diva con qualcosa in più, Mitchell ci cala in una New York fatta di personaggi border line, il cui stesso skyline è fatto dalle belle animazioni di John Bair, calandoci in una dimensione grottesca in cui siamo disposti ad accettare di tutto: dalla psicoterapeuta che non ha mai provato un vero orgasmo, al gay che tenta attraverso una complicata posizione yoga ad autoeiacularsi in bocca, fino ad una giovane sola e complessata che si prostituisce nel ruolo di femmina dominatrice al servizio di improbabili clienti masochisti. E tutti si ritrovano come in un girone dantesco allo Shortbus, locale notturno nella New York post 9/11 fuori dalla legge e dalle convenzioni – dove si mescolano sesso, arte e politica, ideato e gestito dal travestito Justin Bond (che interpreta se stesso).
Mitchell lavora nella prima parte del film su una serie di accumuli di personaggi, tematiche, situazioni a volte un po’ stiracchiate e gratuite che poi nel proseguo non riesce con la stessa intensità ed originalità a sviluppare e chiudere, risolvendo intrecci narrativi in maniera un po’ troppo sempliciotta ed alla “volemose bene” come la scena conclusiva della banda dal sapore felliniano che si aggira per lo Shortbus. Furbizia? Gusto della provocazione? Sincerità di esposizione? A giudicare dalle mancate polemiche e dalla normalità con cui il film è stato accolto nel mondo tenderemo ad escludere le prime due ipotesi. L’Italia, che paese normale proprio non vuole essere, il distributore Bim ha dovuto ridurre le copie preventivate per l’uscita visto il rifiuto da parte di numerosi esercenti di ospitarlo nelle loro sale. Rimane ad ogni modo un film imperfetto, anche inutile se volgiamo, voyeuristico quanto si vuole ma lontano da morbosità o tracce di pornografia… [fabio melandri]



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