“Dopo
anni di vita in città, pensavo che, se io e le mie
amiche avessimo avuto dei finali degni di una fiaba, avrebbero
significato la conclusione della storia. Ma la vita reale
riserva sempre delle sorprese”. Carrie
Bradshaw
Per tutte
le amanti del telefilm incentrato sulle avventure di quattro
donne single a New York in cerca di amore, è giunto
il momento di accomodarsi sulla poltrona di una sala cinematografica
e gustarsi la visione del film Sex and
the City. Che però Sex non è più.
Sono passati quattro anni dalla conclusione del telefilm della
HBO (che esordì nel 1998) e vedendo il film si ha la
sensazione che sceneggiatori e produttori abbiano deciso di
edulcorare la pillola, modificando definitivamente il termine
Sex con quello più convenzionale di Love.
Sul grande schermo mancano innanzitutto le mirabolanti imprese
sessuali di Samantha (Kim Cattrall), personaggio disinibito
e dalla battuta tagliente. Rimane poco: durante un tipico
pranzo tra amiche la presenza di Lily figlia adottiva di Charlotte
(Kristin Davis) obbliga le quarantenni a trasformare il termine
“fare sesso” con quello meno compromettente di
“colorare”, creando giochi di parole che riportano
alla serie tv. O anche nella scelta di abbandonare la vita
monogama, ma senza regalarci le sue esilaranti posizioni ginniche
(gli anni passano per tutti?).
La protagonista Carrie Bradshaw (Sarah Jessica Parker, anche
produttrice), è impegnata nell’organizzazione
del matrimonio con l’eterno amato Big (Chris Noth),
trasformatosi in fedele compagno di vita. I due riusciranno
a sposarsi o anche sulla pellicola John “umilierà”
la nostra eroina? Se per le due antagoniste nella vita –
tra le due attrici non sembra correre buon sangue, sarà
per questo che il The End prevede il festeggiamento dei 50
anni di Samantha? – le cose cambiano, per Charlotte
è una sequela di eventi fortunati: la mamma adottiva
coronerà il suo sogno… Forse è proprio
questo il problema: non ci sono momenti che facciano da contraltare
alla fortuna in amore. Infine l’avvocato Miranda (Cynthia
Nixon) dovrà risolvere delle inaspettate questioni
familiari che metteranno seriamente in crisi il suo matrimonio.
È un film troppo zuccheroso, dove il lieto fine è
scontato se non persino prevedibile. Qualcosa non ha subito
modifiche: la medesima ideatrice dei costumi Patricia Field,
che regala un numero strabiliante di abiti da far indossare
a Carrie (ottanta solo per il suo personaggio), Samatha, Charlotte
e Miranda: una scorpacciata di mise alla moda, tacchi a spillo
Manolo Blahnik, borse griffate: merchandising puro. “Pat
è indispensabile - sottolinea Sara Jessica Parker –.
Non potremmo assolutamente continuare a raccontare la storia
senza di lei. Le sue idee e il suo modo di infrangere le regole
sono contagiose”. Secondo la Field in tutto ci sono
“più di trecento cambi di abito per queste quattro
donne”. Un altro elemento che non cambia è New
York. Secondo la produttrice Parker “è diventata
la quinta donna della vicenda. E’ veramente un personaggio
fondamentale, una parte integrante della storia”. Tra
le location scelte c’è la Fifth Avenue, la casa
d’aste Christie, il Riccardo Maggiore Salon, Bryant
Park e una parte della Biblioteca Pubblica di New York, sulla
Fifth Avenue; splendida la fotografia nella scena sul laghetto
artificiale a Central Park e immancabile la cartolina sul
ponte di Brooklyn.
Le riprese sono iniziate il 19 settembre 2007, con la regia
di Michael Patrick King, anche autore della sceneggiatura.
Si tratta di un esordio alla regia che nulla aggiunge e nulla
toglie alla storia e alla splendida città americana.
Carrie precisa che “l’amore è una griffe
che non passa mai di moda”: ecco pronto il nuovo slogan.
[valentina venturi]