Cina,
1660. La dinastia imperiale Qing emette un editto che proibisce
lo studio e la pratica delle arti marziali per mantenere ordine
e controllo. Vento di fuoco pensa di sfruttare a suo favore
questa situazione contribuendo a far rispettare la nuova legge.
Vento di fuoco intende distruggere l'ultimo baluardo delle arti
marziali, il lontano “Villaggio Marziale”, famoso
per la sua tenace fierezza.
Fu Qingzhu, ex boia del regime precedente, vuole salvare a tutti
i costi il villaggio e convince Wu Yuanyin e Han Zhibang ad
andare con lui sul monte Tianshan dal maestro Riverbero d'ombra.
Il maestro decide di aiutarli e ordina a quattro dei suoi migliori
discepoli (Chu Zhaonan, Yang Yunchong, Mulang e Xin Longzi)
di unirsi al resto del gruppo. Affida a ciascuno una spada ed
ha inizio così la leggenda delle “Sette spade”…
Dopo l’enorme successo di La tigre
e il dragone nel 2000 i film sulle arti marziali, il
cosiddetto genere “wuxia”in cinese, sono diventati
un nuovo fenomeno cinematografico che ha conquistato il pubblico
di tutto il mondo e i film di questo tipo si sono moltiplicati
a vista d’occhio.
Per Tsui Hark il genere wuxia ha bisogno di cambiamenti e il
suo Seven swords segna un nuovo
inizio per il genere “cappa e spada”. Gli eroi che
siamo abituati a vedere sullo schermo sono troppo eroi per risultare
davvero credibili e alla fine risultano quasi ridicoli. Per
questo motivo Hark ha preferito apportare delle modifiche alla
narrazione. C’è più realismo nonostante
si tratti come tutti i wuxia di una storia immaginaria. L’eroe
è in mezzo a noi, è uno di noi, con le sue debolezze
e i suoi limiti, ma pieno di senso di giustizia e di coraggio.
Più umanità dunque e meno spettacolarizzazione.
I combattimenti ci sono ma meno invasivi e meno mirabolanti.
Un wuxia controtendenza se vogliamo nato proprio dalla necessità
di rielaborare un genere giunto forse a saturazione.
Tratto dal famoso classico di Liang Yu-Shen “Seven swords
of Mount Heaven”, sceneggiato dal regista con Cheung Chi-Sing
e Chun Tin Nam, è un film epico, recitato in cinese,
mandarino e coreano, che unisce la cultura delle arti marziali
al senso di eroismo, di amore e di virtù tipici della
cultura orientale con l’aggiunta dell’affascinante
arte della spada che dà vita ad un legame speciale tra
uomo e arma, creando un’identità a parte e infondendo
ad una lama una sua vita e un suo spirito. [marco
catola]
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