Una giovane
e bella donna, Veronica (Caterina Murino), sposata ad un rappresentante
di fertilizzanti, passa la vita tra la sua casa nel Centro
Direzionale di Napoli e il piccolo negozio di abbigliamento
aperto anni prima dalla madre (Valeria Fabrizi) che ancora
collabora con lei. Veronica, donna esuberante nel modo di
fare e nell’aspetto, decide di aprire un nuovo e più
grande negozio.
Come Veronica anche suo marito Mario (Alessandro Gassman),
troppo occupato nel lavoro, è responsabile della distanza
che si crea nella loro coppia. Il mondo che li circonda e
i fatti che avverranno contribuiranno a creare “Il seme
della discordia"...
Liberamente ispirato a La marchesa Von
O di Heinrich Von Kleist - “Nonostante risalga
all’inizio dell’800 la storia contiene diversi
temi attuali e facilmente trasportabili all’epoca contemporanea:
un’acuta esplorazione del femminile ed un’attenta
analisi dell’istituzione familiare” racconta il
regista Pappi Coricato – Il seme
della discordia segna il ritorno al cinema del regista
napoletano a 7 anni dal suo ultimo sfortunato lavoro Chimera.
La messa in scena del film è quanto più lontana
da una verosimiglianza con la realtà, grazie ad una
fotografia coloratissima, una recitazione straniante e distaccata,
una scenografia astratta ma che ricorda un certo cinema popolare
degli Anni 60, clima sottolineato dalla curiosa e grottesca
colonna sonora. Il risultato è una commedia leggerissima
come una piuma, un divertissment d’autore in bilico
tra non-sense e parodia di classici e non, a partire dal manifesto
in puro stile American Beauty.
Un intreccio lieve, quasi inconsistente da il via ad una serie
di eventi, spesso divertenti, è puro pretesto per la
messa in scena di una galleria di caratteri umani grotteschi
e surreali che si amalgamano tra di loro come un quadro astratto.
Una galleria di donne che sembrano uscite da un film di Almodovar,
in cui Caterina Murino dimostra ampie capacità recitative
ed una dose non indifferente di autoironia, elemento che l’accomuna
a Martina Stella, che nel balletto iniziale sembra fare il
verso alla Gloria Guida ed Edwige Fenech si pecoreccia memoria.
Divertenti camei di Isabella Ferrari (l’amica ristoratrice
con quattro figli a carico) e Iaia Forte con il suo orgasmo
ritardato che strappa più di una risata. Meno riusciti,
con meno mordente i personaggi maschili, come un contorno
insipido accanto ad un secondo troppo saporito. Imperfetto
ed altalenante come il suo autore. [fabio
melandri]