Mentre
Michael Taylor (Ryan Reynolds) è in volo verso la sua
cittadina natale nel Midwest per partecipare ad una festa
famigliare, le preoccupazioni sulla sua vita attuale - un
matrimonio in crisi e una carriera da scrittore di romanzi
d‘amore sicuramente proficua ma poco soddisfacente -
gli affollano la mente accompagnati da vecchi ricordi di duri
conflitti con un padre molto esigente. (Willem Dafoe). L‘unica
nota positiva è che avrà l‘opportunità
di rivedere la zia Jane (Emily Watson), la sorella minore
di sua madre e co-ispiratrice delle sue ribellioni di gioventù.
Ma una volta giunto a casa, Michael dovrà affrontare
una situazione totalmente diversa: mentre lui e la sorella
minore Ryne (Shannon Lucio) sono sul taxi diretti verso casa
dall‘aeroporto, s‘imbattono in un terribile incidente
stradale che è costato la vita alla madre, Lisa (Julia
Roberts). L‘organizzazione del funerale sostituisce
i preparativi per la festa di diploma e mentre piange la madre,
Michael dovrà tentare di ricostruire il difficile rapporto
con il padre. Con l‘occasione, Michael imparerà
tante cose sulla madre appena scomparsa, si riavvicinerà
alla moglie, alla sorella e alla zia e imparerà finalmente
cosa voglia dire amare quando si è adulti.
“Il film racconta la storia di una famiglia,- commenta
lo sceneggiatore/regista Dennis Lee - Ci sono una madre, un
padre, una sorella e un fratello. La madre muore all‘inizio
del film. Credo che in tantissime famiglie la madre tende
ad essere – in mancanza di una maniera migliore per
descriverla - come la cornice di una fotografia che tiene
insieme tutto ciò che è ritratto nella foto.
Ma una volta che la cornice scompare, tutto si frantuma. Il
punto è se questa famiglia lascerà che tutto
vada in pezzi o se farà il possibile per evitare la
fine. Ed è in una fase del genere, che emergono tutte
le vere emozioni e le verità.”
Il film rappresenta per lo sceneggiatore e debuttante alla
regia Dennis Lee un progetto molto personale che nasce da
un lutto familiare che lo ha colpito: “Mia madre è
morta circa cinque anni fa in seguito ad un incidente stradale.
Subito dopo ho visto il film, Conta
su di me (di Kenneth Lonergan, ndr) e ho pensato che
raccontasse in maniera magistrale la maniera in cui una famiglia
affronta una tragedia. E queste due cose insieme mi hanno
spinto a scrivere la sceneggiatura.”
Il risultato è il classico intreccio di storie, sentimenti,
rancori ed incomprensioni che esplodono intorno ad un evento
– gioioso o drammatico come in questo caso – facendo
riemergere un complicato microcosmo psicologico ed emotivo.
Chiuso in un lasso temporale assai circoscritto, il confronto
– scontro tra i diversi personaggi dovrebbe portare
ad una sorta di sublimazione del dolore e delle incomprensioni
e segnare un nuovo inizio per tutti.
In parte questo Fireflies in the Garden,
tradotto in maniera un po’ impropria con Un
segreto tra di noi, ripercorre questo schema, discostandosene
quando pone domande del tipo “cosa è successo
quella fatidica estate tra Michael e la zia Jane, che lui
non ricorda e lei invece ha il terrore che tutti lo vengano
a sapere?” o “cosa ha scatenato l’ostilità
di un padre prima amorevole in seguito despota nei confronti
del figlio primogenito?” che rimagono senza risposta,
sospese, fluttuanti nell'aria... Questioni tutt'altro che
marginali visto che costituiscono i due snodi narrativi intorno
ai quali si muovono tutti i personaggi ma che sembrano passare
in cavalleria colpa di un finale strascicato, melenso e sin
troppo forzato.
Un segreto, quello del titolo, che rimane tale fatta eccezione
forse per il solo sceneggiatore e regista del film...
[fabio melandri]