Niki
(Michela Quattrociocche) è una bella ragazza, divertente,
intelligente, allegra, spiritosa. Ha 17 anni ed insieme alle
sue amiche, le ONDE, frequenta l’ultimo anno di liceo.
Alex (Raoul Bova) è un “ragazzo” di quasi
trentasette anni. Lasciato da poco e senza un vero perché
dalla sua fidanzata storica, è un pubblicitario di
successo alle prese con una impegnativa campagna da cui dipenderà
il suo futuro professionale.
Venti anni di età li separano, ma basta il caso o meglio
un incidente stradale per farli incontrare e dopo le prime
diffidenze da parte di lui, innamorare.
Federico Moccia, autore televisivo, scrittore e sceneggiatore,
passa alla regia cinematografica con la trasposizione del
suo terzo romanzo Scusa se ti chiamo
amore, dopo Tre metri sopra il
cielo e Ho voglia di te.
“Una realtà diversa che appartiene alla stessa
storia – racconta il neo-regista - E' stato difficile
e faticoso girare il film ma bellissimo. Vedere le pagine
del romanzo che improvvisamente prendevano corpo sulla pellicola
è stata una sensazione unica. Ho immaginato i lettori
che avrebbero rivisto quella storia romantica sbocciata tra
le pagine di Scusa ma ti chiamo amore
nella nuova realtà cinematografica, nel ritrovare quelle
parole nella forza interpretativa di Raoul e Michela. E tutto
questo mi ha emozionato. La fine di ogni scena poi era una
soddisfazione unica. Mi è piaciuto poter scegliere
la luce e l'atmosfera da dare ad ogni pagina che ho scelto
di raccontare di nuovo ma sul grande schermo. Quando poi vedi
il film finito è un attimo. Vedi scorrere davanti a
te quelle notti passate a scrivere, ma hanno un'altra luce,
altre musiche altri sapori…”
Perfetto prodotto per la Moccia Generation, quindicenni che
leggono Cioè, fanno la vasca il sabato pomeriggio su
Via del Corso a Roma e guardano gli Amici di Maria de Filippi
in televisione, Scusa ma ti chiamo amore
brilla per la sua confezione patinata, le psicologie superficiali
e da macchietta dei personaggi, gli ambienti familiari e lavorativi
stereotipati, le musiche alla moda in cui emergono i giovanilistici
Zero Assoluto e Sugarfree, attori più belli che bravi
in cui la debuttante Michela Quattrociocche – un tipetto
che buca lo schermo – surclassa un Raoul Bova tornato
ai livelli del suo debutto sul grande schermo (Questo
Piccolo Grande Amore) per presenza e recitazione da
fotoromanzo.
La stessa regia di Moccia vira alla semplicità più
estrema, quasi banale, basata sulla giustapposizione di scenette
slegate tra loro e condite di “dotte” citazione
gettate li un po’ a caso un po’ a casaccio, del
tipo: “amore è breve, dimenticare e lungo”
(Neruda); “chiunque abbia amato, porta una cicatrice”
(De Musset); “il dolore è proporzionale all’amore
che si è vissuto” (Moccia).
Si segnala l’assenza di una struttura narrativa solida,
coesa ed avvolgente. Certo di avvolgente ci sono i jeans di
una nota marca di abbigliamento, che fanno la loro bella figura
in una tendenza al product placement che sul mercato italiano
sta assumendo un dimensione alquanto imbarazzante.
Il film segna, perla delle perle, il ritorno di Rita Rusic
nel mondo della produzione cinematografica, dopo i magri risultati
ottenuti dalla stessa in veste di cantante. “Il film
nasce dalla mia collaborazione con Vittorio Cecchi Gori, detentore
dei diritti del libro Scusa ma ti chiamo amore, il best seller
scritto da Federico Moccia, il suo terzo romanzo dopo Tre
metri sopra il cielo e Ho voglia
di te. Avevo lavorato con Federico più di vent’anni
fa sul set del film Attila flagello
di Dio, lui assistente alla regia del padre, il grande
regista di moltissimi successi, Pipolo, ed io la protagonista
femminile. Scusa ma ti chiamo amore è un film per tutti.
Giovani e non. Accontenta chi ama le storie d’amore,
ma soddisfa anche chi, come me, ama la commedia.”
Non dubitiamo del successo commerciale di questa operina,
ma se pensate di ritrovare la profondità, l’arguzia,
la cattiveria di Nabokov e la sua Lolita,
ragazzi primo non avete mai letto un libro di Moccia Federico,
secondo non avete mai letto Lolita…
[fabio melandri]