Nessuno
mi vede quando di notte,nel silenzio dei vagoni spenti, scrivo
velocemente ed in equilibrio precario per la millesima volta
il mio nome. Come a ricordarvi che esisto… come a ricordarmi
che esisto. [B. 612 - Il piccolo prinicpe]
“L’idea
del film – spiega il regista Giancarlo Scarchilli –
è nata dal desiderio di indagare sul mondo “invisibile”
dei writer. Tutti vedono i loro segni, ma nessuno sa chi c’è
dietro. Ho iniziato a fare delle ricerche, sono entrato in
contatto con alcuni writer e ho scoperto un universo imprevedibile
e disomogeneo. Perchè fra loro vi sono insospettabili
rampolli di famiglie borghesi, che frequentano con profitto
la scuola, e insieme i rappresentanti di fasce sociali più
disagiate, ragazzi che hanno alle spalle esperienze difficili
e in qualche caso devastanti. Alla fine della ricerca ho compreso
che i loro segni non sono altro che grida dell’anima,
la sintesi di una società e di una cultura dove, se
non appari e non lasci un segno visibile di te, non esisti.
Il film non vuole giudicare, ma solo comprendere. Il mondo
dei writer racchiude sia artisti alternativi e creativi (alcuni
dei quali ho ingaggiato come consulenti), sia ragazzi che
manifestano il loro disagio rispetto ad una società
che non riconoscono. Il mondo dei writer è il contesto,
lo sfondo sociale nel quale si svolge la storia. La cosa che
più mi preme raccontare è lo smarrimento dei
ragazzi che vedono sempre più come loro riferimento
l’amicizia e l’amore, e non la famiglia e la società.”
Così il regista già assistente di Sergio Citti
(Due pezzi di pane, Sogni
e bisogni, Minestrone)
e Vittorio Gassman (Di padre in figlio),
Giancarlo Scarchilli presenta il suo terzo lungometraggio
dopo Mi fai un favore (1997)
ed I fobici (1999).
Il mondo dei writers, considerati teppisti da alcuni ed artisti
da altri, una voglia di comunicazione, di lasciare un segno
in una società dove se non appari non esisti, Scrivilo
sui muri è un calarsi in questo mondo, con il
tentativo di osservarlo senza giudicarlo ma solo per capirlo.
Perché le scritte sui muri non sono solo atti vandalici
o artistici ma richieste di comunicazione ed affermazione.
Su questo sfondo sociale, la parte meglio riuscita del film,
si innesta la più classica delle storie di amore ed
amicizia di un gruppo di ragazzi della periferia romana, messa
in scena attraverso l’utilizzo di attori patinati e
di derivazione televisiva come i protagonisti maschili Primo
Reggiani (Don Matteo, Grandi domani),
Ludovico Fremont (I cesaroni)
e giovani promesse del cinema italiano per teenager come Cristiana
Capotondi (Notte prima degli esami)
e Daniele De Angelis (Ma che ci faccio
qui!, Last Minute Marocco)
con un tocco di “esotismo artistico” dato dalla
presenza della cantante Dolcenera. Un occhio al mercato ci
vuole in considerazione dell’investimento economico
profuso dai produttori e distributori del film (3 milioni
di euro di budget). Il risultato non si discosta molto da
quei film furbetti che popolano, anche con successo, gli schermi
italici dove ricevi esattamente quello che ti aspetti, senza
nessuna sorpresa e originalità. Prevedibile, scontato,
a tratti noioso con una rappresentazione del mondo adolescenziale
ed adulto fatto di situazioni tipo, personaggi stereotipati
e dialoghi che sembrano tratti da fotoromanzi rosa. Non ci
credete?
Alcune perle: “Passato un bel week-end con Filippo -
Fantastico! Ero con lui e non ho fatto che pensare ad un altro…!”
o ancora “Ma che ti frega di Pierpaolo? Se sei veramente
innamorata di Alex, il resto non conta. Va’ subito da
lui. Parlaci! - Scusa?... Ma non eri tu quella che diceva
che erano soltanto un gruppo di mezzi teppisti sfigati?! -
E tu ancora mi stai a sentire?! Io quando parlo dico un sacco
di stronzate!... tutte cose che mi invento per non ammettere
quanto sono sfigata senza l’amore.” e per finire
“Tu, uno più vicino mai, eh?!... Scommetto che
il prossimo sarà giapponese - Lo escludo. Troppo poco
forniti!”
Nel pasticciaccio brutto anche Anna Galiena, Claudio Bigagli,
Rodolfo Laganà e Stefano Antonucci a rappresentare
un mondo adulto che è lo specchio rovesciato di quello
adolescenziale.
[fabio melandri]