La scelta di Barbara
Barbara

Anno 2012

Nazione Germania

Genere drammatico

Durata 105'

Uscita 14/03/2013

distribuzione
BiM Distribuzione

Regia
Christian Petzold
Sceneggiatura
Christian Petzold
Fotografia
Hans Fromm
Montaggio
Bettina Böhler
Scenografia
Kade Gruber
Costumi
Anette Guther
Musica
Stefan Will
Produzione
Schramm Film Koerner & Weber, Zdf
Interpreti
Nina Hoss, Ronald Zehrfeld, Jasna Fritzi Bauer, Mark Waschke, Rainer Bock, Rosa Enskat, Peter Benedict

 

Orso D'argento per la Miglior Regia al 62esimo Festival di Berlino (2012) alla pellicola semplice ma incisiva di Christian Petzold, autore anche della sceneggiatura. Estate 1980. Barbara (Nina Hoss, perfettamente calata nel ruolo), una pediatra, in seguito ad una richiesta di visto di uscita dalla Germania Est viene trasferita da Berlino in un ospedale di campagna. Qui i suoi rapporti con il mondo esterno sono essenziali, per non dire inesistenti: il suo unico pensiero è la fuga. Solo con il primario Andre (Ronald Zehrfeld) si crea una sincera sintonia, che cresce parallelamente alla data dell’evasione. Il suo fidanzato Jörg, infatti, vive all'Ovest e sta pianificando la fuga della donna nei minimi particolari. Incontri fugaci tra i boschi palesano la vita parallela che la donna sta portando avanti. Il lavoro procede, i giorni passano e la fuga si avvicina: Barbara è tenuta sotto stretto controllo dalla Stasi (la polizia politica) e dal primario che cerca di coinvolgerla sentimentalmente, mostrandole la semplicità della vita di campagna e l’onestà di una prospettiva futura. Si può desiderare semplicemente di stare bene, con poche cose?

Christian Petzold affronta i decenni in cui la Germania era divisa in due e all'Est il controllo del Partito comunista era soffocante con silente polemica, senza indicazioni sceniche: è la storia di una donna, non della Stasi. Non giudica, ma sottolinea: ad esempio mostra l’umiliazione di Barbara obbligata alla perquisizione fisica, ma non valuta. È la prima volta che al centro di un film dedicato alla storia della Germania dell’Est c’è la natura, che accoglie, respinge o semplicemente osserva gli avvenimenti umani. «Non volevamo fare il ritratto di un Paese oppresso – dichiara Petzold -, da contrapporre all’amore come forza pura, innocente e liberatoria. Non volevamo proporre simboli espliciti. Alla fine dev’essere lo spettatore a ricavarli».Il regista si è rifatto a pellicole quali “Acque del Sud” di Howard Hawks con Humphrey Bogart e Lauren Bacall ispiratore per la visione dell’amore clandestino e a “Il mercante delle quattro stagioni” di Rainer Werner Fassbinder, per la definizione dello spazio sociale nella Germania di quegli anni.

Tutto ruota attorno ad una concezione politica: la «terribile solitudine che ti accompagna quando sai che non tornerai più e che la tua vita di un tempo è finita». Barbara sceglie di avere un passato. [valentina venturi]