Nel 1978,
quando l’America era ancora frastornata dalla rivoluzione
della musica disco, un’altra nuova moda si fece strada
nei centri urbani. Era conosciuta come ‘roller disco’
o ‘jam skating’, per i suoi movimenti selvaggi
e appassionati, eseguiti sui tradizionali pattini a quattro
rotelle dell’epoca. Improvvisamente, le piste di pattinaggio
furono sommerse dall’entusiasmo e dalle stesse aspirazioni
che venivano riversate nei locali da ballo, diventando dei
luoghi di ritrovo alla moda, e, per molti adolescenti urbani
sul punto di diventare adulti, il modo migliore di passare
il sabato sera.
Ora questo mondo viene raccontato in un film all-black, utilizzando
una pista di Chicago degli Anni Settanta come sfondo per una
vivace storia sull’amicizia, la famiglia e su un’epica
competizione di pattinaggio che mette di fronte un eroe del
North Side furbo e sicuro di sé contro un emergente
prodigio del South Side, che ha ancora tutto da dimostrare.
Un film che giunge in Italia in sordina (solo 20 copie probabilmente
accentrate nei multiplex), quasi per caso, costruito per un
pubblico adolescenziale afroamericano che difficilmente troverà
fortuna ed interesse tra i pari età italiani. Entrando
nel merito dell’opera, Roll Bounce
punta forte sul ritmo che la mobile macchina da presa del
regista Malcom D. Lee (Undercover Brother)
cerca di pennellare dietro gli atleti/acrobati/ballerini sulle
otto ruote. Il look puro Anni Settanta è esaltato sullo
schermo da una fotografia che accentua i colori pieni e brillanti,
quasi psichedelici ed evocato, ma meglio sarebbe dire strillato,
da una colonna sonora che non fa mancare nessuna hit del periodo.
Una Febbre del sabato sera su
rotelle con accenti drammatici alla West
Side Story sono le fondamenta estetiche e narrative
di un film in cui la lotta tra gang per una volta viene risolta
non con spargimenti di sangue ma bensì di sudore e
lacrime. Un po’ poco in verità per salvare un
film tanto debordante nella forma quanto sterile nella sostanza.
[fabio melandri]