“Nel
nostro lavoro niente è come sembra”.
Da questa frase prende il via la pellicola diretta e scritta
da Philip G. Atwell. L’agente dell’FBI Jack Crawford
(Jason Statham, già visto in Lock
& Stock - Pazzi scatenati, diretto da Guy Ritchie
e in The Italian Job di F. Gary
Gray), scopre drammaticamente che Chang (John Lone), suo collega
e ovviamente amico, è morto. Il suo corpo, insieme
a quello della moglie e della figlia è stato bruciato
vivo.
Il poliziotto giura vendetta. Pazientemente aspetta che si
rifaccia vivo in città il killer Rogue (Jet Li), anche
conosciuto con il nome di Solitario. Nel frattempo però
si separa dalla moglie: la sua mente è occupata solo
dall’idea di ottenere giustizia. Passano tre anni e
in un locale gestito dalla mafia giapponese dove si è
svolta una sparatoria, Jack trova un proiettile particolare,
che può appartenere solo all’omicida. È
arrivato il momento di dar pace alla memoria di Chang. Jack,
con l’aiuto di un team ben assortito, si mette sulle
tracce di due boss: Chang (John Lone), capo della mafia cinese
e Shiro (Ryo Ishibashi), boss giapponese della Yakuza. È
convinto che il Solitario sia alle dipendenze di una delle
due famiglie. Senza un chiaro motivo apparente, infatti, Rogue
si muove agilmente tra i due clan, usandoli a suo piacimento
con uno scopo fino alla fine poco chiaro (e molto contorto)…
Tra pedinamenti, inseguimenti in automobile (varia pubblicità
occulta), poliziotti più o meno corrotti, sparatorie
poco innovative, statue equestri inspiegabilmente preziose,
un inutile utilizzo di Katana e dialoghi spesso scontati,
il film prosegue per un’ora e quaranta minuti.
Sulla carta avrebbe potuto essere un altro action movie basato
sullo scontro tra Oriente e Occidente, magari ben girato e
con scene coinvolgenti. Invece il regista Philip G. Atwell
ha solo imparato bene la lezione di Tony Scott e di Michael
Mann. I due protagonisti, poi, sono raramente espressivi.
Il mitico Jet Li, certo famoso non per la recitazione, per
gran parte del film è immobile; Jason Statham si prende
troppo sul serio, senza risultare incisivo o credibile. Meglio
Rush Hour.
[valentina venturi]