Revanche - Ti ucciderò
Revanche
Regia
Gotz Spielmann
Sceneggiatura
Gotz Spielmann
Fotografia
Martin Gschlacht
Montaggio
Karina Ressler
Scenografia
Maria Gruber
Costumi
Monika Buttinger
Suono
Heinz Hebner
Interpreti
Johannes Krisch, Ursula Strauss, Andreas Lust, Irina Potapenko, Hannes Thanheiser, Hanno Poschl
Produzione
Spielmannfilm, Prisma Film
Anno
2007
Nazione
Austria
Genere
drammatico
Durata
121'
Distribuzione
Fandango
Uscita
05-03-2010
Giudizio
Media

Revanche è un film geometrico, un film intenzionalmente geometrico, un brillante meccanismo narrativo. L'intreccio paradossale lascia che i personaggi siano apparentemente trascinati dal turbine degli eventi e del caso, ma, al contempo, i personaggi sono in ogni istante padroni del loro destino e responsabili delle loro azioni, quale che ne sia l'eventuale conseguenza imprevista.
C'è da credere al regista quando afferma che “i film emotivi mi piacciono, detesto il kitsch e il sentimentalismo. Sono manipolazioni, sono evasione. Le emozioni invece non sono l'opposto di pensieri lucidi e precisione formale”. I protagonisti hanno un rapporto consapevole, maturo, con le loro emozioni, non ne sono travolti, trascinati, come spesso accadei per gli eterni adolescenti del cinema di cassetta.
Il film lavora sul genere per andare oltre: l'inizio, con lo sgherro del boss che ha una storia con la prostituta e insieme sognano di cambiare vita, è il il più trito dei cliché, ma è indispensabile per arrivare alla seconda parte, dove il protagonista incontrerà per caso il poliziotto che ha ucciso accidentalmente la sua donna.
A Spielmann interessa la storia, non una una tematica cui subordinare le vicende: questa caratteristica, assieme a una regia asciutta e centrata sui personaggi sono la vera forza del film. [davide luppi]

DICHIARAZIONI DI GÖTZ SPIELMANN - SCENEGGIATORE E REGISTA

LA TRAMA DEL FILM
Continuano a chiedermi: è un film sulla vendetta? Sulla riconciliazione? Sulla ricerca dell'identità? Sono tutte frasi a effetto che non dicono nulla.
Non è così che lavoro io. Revanche è una storia, non una teoria avvalorata da immagini.
Probabilmente nei miei film cerco di immortalare il significato vero della vita, concentrandomi non sul contesto sociale ma sulle domande esistenziali. Questa è la mia passione, quello che accende la mia curiosità e mi stimola: cercare la sostanza della vita,la sua profonda essenza. Dietro a tutti i conflitti e al dolore che racconto, si intravede una scintilla di ottimismo: la convinzione che la vita non sia un errore, che tutto abbia un senso, in qualche modo.

EMOZIONI
"Revanche" è certo un film emotivo, come tutti gli altri. I personaggi sono alla ricerca di qualcosa, permeati da inconsci sentimenti d'amore, dolore, vendetta, desiderio, solitudine, affetto e compassione. I film emotivi mi piacciono, detesto il kitsch e il sentimentalismo. Sono manipolazioni, sono evasione. Le emozioni invece non sono l'opposto di pensieri lucidi e precisione formale.

IL QUARTIERE A LUCI ROSSE, LA PROSTITUZIONE
Dietro le quinte del quartiere a luci rosse gira tutto intorno ai soldi...
Come fare un po' di soldi qui e un bel mucchio di soldi là. Tutto il resto non conta. E' questa l'essenza della nostra società, la società che abbiamo creato e in cui viviamo, ne è l'essenza e il problema. Il quartiere a luci rosse è semplicemente un condensato della nostra civiltà. Prostitute vendono i loro corpi mentre uomini considerati di successo vendono le proprie coscienze. Figure rispettate della società, che in realtà sono più prostitute delle prostitute reali, perché agiscono per avidità e non per necessità. Invece di approfittare di se stessi, approfittano degli altri, dell'ambiente e del mondo.

IL RUOLO DELLA NATURA
Questo è il primo film dopo tanto tempo in cui la natura ha un ruolo principale. I boschi, i sentieri, il lago isolato, ma anche la luce, il tempo - tutte queste cose sono elementi importanti del film. "Revanche" comincia con slancio, con una ricca trama per finire gradualmente in una specie di silenzio; un silenzio potente, spero si avverta.
La natura, per me, rappresenta il silenzio oltre i conflitti. Non come rifugio idilliaco in cui trovare pace, ma come forza, energia pura quasi con una propria volontà.

LA SOLITUDINE DEI PERSONAGGI
La solitudine probabilmente è parte inestricabile della vita moderna, eppure la considero un'illusione. Pensiamo sempre a noi stessi come separati dal mondo, ingannandoci. Questa presunta separazione non è altro che un'invenzione della nostra fantasia, siamo costantemente e direttamente coinvolti in qualcosa di molto più grande. La solitudine è solo un attributo della nostra consapevolezza limitata, non della vita stessa. Dall'esterno, il vecchio sembra il personaggio più solo, invece credo proprio sia il meno solo di tutti. Ha un'identità precisa anche se, esteriormente, questa gli rende la vita difficile. Ma è pur sempre un'identità. E lui ha fede. Non ha paura di morire. Sarà anche solo, sì, ma di certo non si sente solo.

IL FATIDICO INCIDENTE/COINCIDENZA
Non credo nelle coincidenze. Le coincidenze sono semplicemente qualcosa che il nostro intelletto non riesce a comprendere. Succede perché vediamo soltanto una parte del tutto e mai il tutto, la figura d'insieme. E' questa la sfida cruciale della narrazione: cogliere la "coincidenza" che dà slancio alla storia e inglobarla, condensarla in modo tale da farla emergere, alla fine, in un contesto più profondo. Una grande fonte di ispirazione è la mitologia antica.

LA FORMA DEL FILM
Il lavoro con Martin Gschlacht, l'operatore cinematografico, è intuitivo, preciso, senza troppe chiacchiere o discussioni. Prima di cominciare, non ci addentriamo in definizioni, scene concrete, dettagli tecnici ecc., piuttosto parliamo della storia, dei significati nascosti, del concetto formale di base, del ritmo, dello stile. Elaboriamo tutto ciò prima di cominciare così, al momento di girare, lavoriamo in modo intuitivo e preciso. Voglio fare film che non attraggano lo spettatore tramite effetti speciali. Il mio stile, la forma dei miei film, a cui lavoro costantemente, ha come obiettivo la semplicità e la chiarezza. Potrà non essere spettacolare, ma è difficile da rendere e credo che in fin dei conti abbia un enorme potere. La forma del film infatti, è il luogo dell'individualità, quell'individualità da cui nasce la vera bellezza. La forma del film non è nella "morale" o nella "critica" o in vanitose dimostrazioni di "bravura".

IL LAVORO CON GLI ATTORI
La recitazione è eccellente quando combina vitalità e precisione. Personalmente, cerco di aiutare gli attori a raggiungere questa perfezione, li guido nella giusta direzione. Ma tutto dipende dalla persona. Ogni attore è diverso da altri, ha un proprio approccio, quindi io uso vari metodi, non uno solo.

LA PREPARAZIONE
Irina Potapenko ha trascorso diverse notti in un bordello, in incognito, a bere champagne con i clienti, esibirsi in sessioni di pole dance e familiarizzare con il mestiere, insomma. Andreas Lust invece è stato per quasi una settimana in una stazione di polizia a Gföhl, a eseguire test alcolemici, imparare a sparare, conoscere i poliziotti e osservare le loro vite. Johannes Krisch ha trascorso diverse notti a guidare per la città con un autista di bordelli.
Gli attori incorporano poi questa nuova conoscenza nella storia, nei rispettivi ruoli. Il risultato è una diversa sicurezza di sé, e una migliorata naturalezza nella recitazione: una recitazione realistica, autentica.