Resident Evil: Extinction
id.
Regia
Russell Mulcahy
Sceneggiatura
Paul W. S. Anderson
Fotografia
David Johnson
Montaggio
Niven Howie
Scenografia
Eugenio Caballero
Costumi
Joseph Porro
Musica
Charlie Clouser
Interpreti
Milla Jovovich, Oded Fehr, Ali Larter, Iain Glen, Ashanti, Mike Epps
Produzione
Constantin Film, Davis Films, Impact Pictures
Anno
2007
Nazione
USA
Genere
horror
Durata
95'
Distribuzione
Sony Pictures Releasing
Uscita
12-10-2007
Giudizio
Media

Il primo film ha creato l’universo di riferimento. Il secondo vedeva Alice sfuggire al complotto orchestrato per ucciderla. Il terzo e forse conclusivo capitolo, ci ripropone i medesimi personaggi sperduti nel deserto di Las Vegas, in fuga da una massa di non-morti che sono in agguato negli spazi ampi e vuoti di quella che non può essere più considerata una civiltà.
Trattansi del conclusivo, ma non ci metteremmo la mano sul fuoco, capitolo di Resident Evil, nato da un videogioco e trasformata in saga cinematografica da 100 milioni di dollari da Paul W.S. Anderson, qui nella sola veste di sceneggiatore, che almeno a lui un vantaggio l’ha portato: ha sposato la bella protagonista Milla Jovovich. “Il terzo film è ambientato alla fine del mondo – racconta Anderson - Quello che abbiamo conosciuto è stato spazzato via dal T-Virus e soltanto un piccolo microcosmo di umanità è rimasto. E’ una sorta di modello della famiglia del futuro, questo gruppo di sopravissuti che fanno parte di un convoglio armato che è sempre in movimento, per cercare di evitare i guai e sfuggire ai non-morti.”
Ma come i film tratti da videogame insegnano, la trama è elementare, i personaggi stereotipati, i dialoghi di maniera per una messa in scena che cita e omaggia il passato (Mad Max, Interceptor il guerriero della strada) senza proporre nulla di nuovo per il futuro.
Una pellicola di plastica, fredda, asettica che il regista Russel Mulcahy (Highlander) tenta di ravvivare nelle flessuose forme della sua protagonista non potendo contare troppo sul make-up dei non morti che sembrano gli scarti di film come 28 settimane dopo ed affini.
Rispetto ai capitoli precedenti, i toni scuri, sepolcrali, claustrofobici, sono sostituiti dalla luce forte e potente del deserto, dai vuoti desolati e post-apocalittici degli ambienti che non vengono sfruttati adeguatamente in tutto il loro potenziale. Un film di puro entertainment per chi si accontenta…
[fabio melandri]