Religiolus - Vedere per credere
Religulous
Regia
Larry Charles
Sceneggiatura
Larry Charles
Fotografia
Anthony Hardwick
Montaggio

Jeff Groth, Christian Kinnard,
Jeffrey M. Werner

Scenografia
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Costumi
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Musica
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Interpreti
Bill Maher, Steve Burg, Francis Collins, George Coyne
Produzione
Thousand Words
Anno
2008
Nazione
USA
Genere
documentario
Durata
101'
Distribuzione
Eagle Pictures
Uscita
13-02-2009
Giudizio
Media

Questo film probabilmente avrà un discreto successo, nonostante le tematiche siano affrontate in modo rozzo e banale. Avrà un discreto successo perché le tematiche sono affrontate in modo rozzo e banale. Avrà successo perché è una carrellata di idiozia religiosa e noi ci sentiamo tanto in gamba se vediamo un idiota fanatico di cui poter ridere. Avrà successo perchè siamo disposti a tollerare la bruttura purché sia ideologicamente affine alla nostra opinione preventiva e non ci passa nemmeno per la testa che questo ci rende simili agli imbelli intervistati dal saccente protagonista.
Il film fa ridere? Ma certo che fa ridere! L'autore del film è un cabarettista televisivo di vecchia data e sa fare il suo mestiere: cosa volete che ci metta a far fessi i seguaci de “La chiesa dei camionisti” o un tizio che si afferma discendente di Gesù? Niente di male quindi se fossimo di fronte a un servizio televisivo nello stile de “Le iene”, ma siamo di fronte a un film, un film a tesi per di più, e non possiamo passarci sopra come se questo fosse un fatto irrilevante.
Arriviamo al punto. Abbiamo detto delle interviste ai fessacchiotti, per lo più americani, che il protagonista incontra nel corso del film. Fino a quando si limita a quelle il suo stile televisivo funziona, ma non appena alza un po' il livello degli intervistati (lo fa in un paio di occasioni) ecco che il castello di carte crolla. Di fronte a teologi e a credenti preparati l'intervistatore è spiazzato. Non avendo le risposte idiote che si aspettava diventa incapace di andare a fondo nelle domande proprio con le persone con cui avrebbe più senso farlo e finisce quasi col convincersi che il suo interlocutore la pensi in fondo come lui. Proprio nei momenti in cui il “lato comico” viene messo da parte e sarebbe possibile toccare temi caldi, ecco che il protagonista mostra tutti i suoi limiti intellettuali da antropologo improvvisato e il discorso si intoppa.
Il sermone finale è poi il colpo di grazia. Non perché sia stupido - la profezia apocalittica che avvera sé stessa in quanto presa sul serio da fanatici che hanno i mezzi per farla avverare non è questione da poco – ma perché improvvisato e mal collegato al resto del discorso e ha quindi la forma del comizio religioso: il sermone, appunto. Questa film è una buona idea sprecata e avrà probabilmente un discreto successo, si, ma per i motivi sbagliati e questo è un peccato (nel senso che ce ne dispiaciamo, naturalmente). [davide luppi]