Reinas
id.
Regia
Manuel Gómez Pereira
Sceneggiatura
Joaquín Oristrell, Yolanda García Serrano, Manuel Gómez Pereira
Fotografia
Juan Amorós
Montaggio
José Salcedo
Musica
Bingen Mendizábal
Interpreti
Verónica Forqué, Carmen Maura, Marisa Paredes, Mercedes Sampietro, Betiana Blum, Gustavo Salmerón, Unax Ugalde, Hugo Silva
Anno
2005
Durata
97'
Nazione
Spagna
Genere
commedia
Distribuzione
Lucky Red
Magda, Ofelia, Melena, Nuria, Reyes, cinque madri alle prese con personalissimi problemi psicologici, affettivi, d’affari e con il matrimonio dei rispettivi figli...gay.
Lo sfondo nonché spunto di questa boutade è la legge che modificando il codice civile spagnolo, rende legale in Spagna il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Viva Zapatero!
Nonostante il regista di commedie Manuel Gómez Pereira asserisca che l’idea del film e la stesura della sceneggiatura risalgano ad almeno due anni fa, quando impensabile era l’idea di una legge sul matrimonio omossessuale, il film più che opportuno, provvidenziale e tempestivo, sembra voler cavalcare una tematica che per quanto giusta e condivisibile, appare tutt’oggi assai modaiola.
Impressione accentuata dalla struttura stessa del film che tarantineggia con continui balzi temporali avanti ed indietro nel tempo, ed incastri tra le cinque storie principali assai forzati.
La pellicola è un divertissment che accoglie in se tutti gli stereotipi del mondo omosessuale, giocando in modo troppo ripetitivo sulla con-fusione tra finzione cinematografica e realtà extradiegetica (vedi Carmen Maura, che nonostante il suo personaggio si chiami Magda, interpreta anzi è Carmen Maura) che l’intreccio delle storie e il ritmo elevatissimo che il regista mantiene per tutti i 97 minuti di proiezione celano all’attenzione dello spettatore.
Di tutto ciò rimane un film al femminile costituito da un cast eterogeneo ed in stato di grazia con la già citata Carmen Maura assecondata da Verónica Forqué, Marisa Paredes, Mercedes Sampietro, Betiana Blum nelle parti delle madri oppressive che tentano a modo loro in maniera più o meno velata di opporsi al matrimonio gay dei figli i quali rimangono schiacciati, castrati dalla personalità attoriali delle prime assurgendo alla bidimensionalità di macchiette mosse da puri e semplici meccanismi narrativi.
Un cinema aldomovariano senza Aldomovar – il che non sarebbe neanche una cosa negativa basta con registi che scimmiottano un autore per di più ultimamente annebbiato – che si diverte a creare una sorta di paella cinematografica inserendo tutti quegli elementi che ti aspetteresti da un film spagnolo anestetizzando la ricerca di novità ed originalità insiti nella natura degli spettatori più ricercati. Figlio di un Dio Minore nella guerra degli incassi natalizi.
[fabio melandri]