Rasputin
Si
Regia
Louis Nero
Sceneggiatura
Louis Nero
Fotografia
Louis Nero
Montaggio

Louis Nero

Scenografia
Vincenzo Fiorito
Costumi
Elena Valente
Musica
Teho Teardo
Interpreti

Francesco Cabras, Daniele Savoca, Franco Nero, Diana Dell'Erba, Ottaviano Blitch

Produzione
Louis Nero, Franco Nero
Anno
2011
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Durata

85'

Distribuzione
L'Altro Film
Uscita
08-04-2011
Giudizio
Media

Monaco, libertino, guaritore e astuto consigliere politico: la figura di Rasputin ha affascinato gli storici prima ancora degli artisti sin dai primi del '900. Un regista come Louis Nero, attratto dal suo film d'esordio (“Hans”) dalle personalità estreme e difficilmente classificabili, trova quindi una ispirazione più che appropriata nelle gesta del mistico russo.
I fatti si svolgono intorno alla notte del complotto in cui Rasputin (interpretato con impressionante somiglianza da Francesco Cabras) venne ucciso a casa e per mano del principe Feliks Jusupov (Daniele Savoca). Lo sguardo della voce narrante di Franco Nero si volge indietro a narrare le umilissime origini contadine del monaco e la rapida ascesa presso la corte dello zar Nicola II, così come non manca di descrivere la punizione che i suoi carnefici patiranno a causa della sua morte. Il cerchio si chiuderà proprio sulla travagliatissima e leggendaria uccisione di Rasputin, per avvelenamento, a colpi di pistola e per assideramento.
Lo stile di Nero è oltremodo pittorico, con immagini statiche e curate, su cui i personaggi si muovono talvolta come in un polittico medievale, talvolta in una infernale ambientazione di Bosch. Gli ovvi rimandi vanno perciò in primis al cinema di Greenaway, ma anche a certe immagini espressionistiche di Dreyer, a cui queste riprese digitali sanno guardare con il giusto rispetto. Purtroppo però, a tanta ricercatezza di stile non si accompagna un'omogeneità narrativa.
L'abuso di flashback e flashforward rallenta oltremodo una vicenda già di per sé complessa e tortuosa, così come l'eccessivo ricorso all'artificio tecnico (su tutti, l'uso quasi automatico del framing per ogni personaggio che prende la parola), dà talvolta l'impressione che si voglia solo mostrare qualche immagine suggestiva piuttosto che raccontare. La dicotomia tra santità e peccato così stridente in Rasputin ha grande risalto nel film, che indugia sui riti vicini al paganesimo e sulle sue nutrite e discutibili frequentazioni personali. D'altra parte però, l'aspetto squisitamente “politico” di questo monaco, riuscito a divenire il consigliere personale dello zar grazie ai suoi poteri taumaturgici e al carisma irresistibile nei riguardi di persone di ogni ceto, ne risente a tal punto che i motivi del complotto restano abbozzati a metà tra l'invidia, la passione omosessuale del principe e uno generico timore del palazzo.
Se quindi va riconosciuto il merito e il coraggio a Nero di proseguire con coerenza sulla strada di un cinema d'arte e orgogliosamente non per tutti, dall'altra si percepisce che il suo indubbio talento non ha ancora trovato la giusta misura.
[emiliano duroni]