Rachel sta per sposarsi
Rachel Getting Married
Regia
Jonathan Demme
Sceneggiatura
Jenny Lumet
Fotografia
Declan Quinn
Montaggio
Tim Squyres
Scenografia
Chryss Hionis
Costumi
Susan Lyall
Musica
Zafer Tawil, Donald Harrison jr.
Interpreti
Anne Hathaway, Rosemarie DeWitt, Mather Zickel, Debra Winger, Bill Irwin,
Anna Deavere Smith, Anisa George, Tunde Adebimpe
Produzione
Clinica Estetico, Marc Platt Productions
Anno
2008
Nazione
USA
Genere
drammatico
Durata
116'
Distribuzione
Sony Pictures Releasing Italia
Uscita
21-11-2008
Giudizio
Media

Kym è in libera uscita dalla clinica di disintossicazione in cui si è ricoverata per l'ennesima volta nel tentativo di liberarsi dalla sua dipendenza dalla droga. Sua sorella Rachel si sposa e non vuole assolutamente mancare. Il rientro in famiglia si rivelerà tutt'altro che facile...
Quasi influenzato dallo stile documentaristico degli ultimi suoi film (The Agronomist, Neil Young: the Heart of Gold, Man From Plains), Demme sembra realizzare il suo ultimo film con la stessa tecnica che userebbe un padre di famiglia in procinto di festeggiare il matrimonio della figlia. Lasciando campo libero ai suoi familiari (gli attori) e adattandosi ai loro movimenti senza seguire un copione. Un film scritto (la sceneggitura è di Jenny Lumet, figlia di Sidney) ma privo di una pianificazione delle inquadrature. Niente è stato studiato a tavolino, tutto è stato improvvisato. Proprio come si fa in casa quando si vuole registrare un evento da ricordare. Una specie di filmino casalingo, "il più bel filmino casalingo mai realizzato" come si auspica lo stesso Demme.
Quello che ne esce è un ritratto di famiglia in un interno. Scorticato, infranto, deturpato da incomprensioni, invidie e rancori. Tra lacrime e risate. Confessioni e pentimenti. Fughe e riappacificazioni. La famiglia si sgretola, i valori si disperdono e la chiarificazione latita. Quello che è stato continua ad essere. Non c'è redenzione per un passato indissolubile. E anche quando tutto sembra essere sopito basta un minimo dettaglio per rievocare i fantasmi di un peccato imperdonabile. La catarsi non ha modo di esistere. Se non in una dimensione egoica e autoreferenziale. Non c'è condivisione del malessere. Si resta soli anche alla fine. Dopo un abbraccio riparatore che non può nulla contro la distanza incolmabile dei cuori.
Un melodramma che riecheggia Cassavetes e Altman avviluppandosi sul viso da fumetto stropicciato di Anne Hathaway, musa decadente di una vita a perdere, soprendentemente dannata ed innocente, con quell'avvenente malinconia che solo la cosciente inadeguatezza ti conferisce. Presentato in concorso alla 65a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. [marco catola]