Tre vicende parallele, tre storie legate da un dramma comune:
in una Stoccolma tollerante solo in apparenza, la violenza
si nasconde dietro il volto stesso delle persone amate. Costretti
a vivere nella paura, una giornalista di successo, una giovane
immigrata e il proprietario di un locale notturno scelgono
di ribellarsi e rompere il silenzio, conquistando la speranza
di un nuovo futuro.
Ispirato a eventi realmente accaduti, Racconti da Stoccolma
ha vinto il Premio Amnesty International al 57° Festival
di Berlino.
Carina è sposata, ha due figli e una carriera da giornalista
televisiva che le ha appena fatto vincere un premio prestigioso.
Quello che la gente non sa è che dietro l’apparenza
di una tranquilla vita famigliare si nasconde un dramma terribile:
Carina viene picchiata e umiliata regolarmente dal marito,
collega sul lavoro e geloso del suo successo. Quando, infine,
la verità verrà a galla, Carina dovrà
scontrarsi anche con l’indifferenza e l’ostilità
di molte persone che la circondano.
La giovane Leyla è cresciuta con la sorella Nina in
una famiglia immigrata mediorientale dal rigido codice morale
e religioso: appena si scopre che Nina ha un ragazzo, i genitori
e gli zii decidono che il suo destino è segnato e la
punizione che le spetta non lascia vie di scampo. La sola
Leyla proverà ad opporsi con tutte le sue forze al
volere del clan famigliare, mettendo a repentaglio la sua
stessa vita.
Aram gestisce un locale notturno alla moda. Una sera, uno
dei suoi addetti alla sicurezza, Peter, viene aggredito da
una gang di malviventi e ricoverato in ospedale: deciso inizialmente
a testimoniare l’accaduto in tribunale, Aram subisce
una serie di pesanti minacce che lo convincono a desistere.
Intanto, però, scopre che il reale motivo dell’aggressione
lo coinvolge personalmente, perché tra lui e Peter
sta nascendo un sentimento inaspettato.
Note di regia:
Anders
Nilsson
Quando io e il mio produttore e co-sceneggiatore Joakim Hansson
ci siamo seduti a parlare del nostro prossimo film, abbiamo
capito da subito di essere in completa sintonia.
Entrambi, infatti, abbiamo ragionato sul fatto che le cose
che fanno più paura non sono le guerre o le malattie,
tanto meno l’avere a che fare con dei serial killer
o dei mostri. Quello che più spaventa la gente è
una minaccia che proviene dalla propria famiglia, dai propri
genitori, dalle persone amate; da coloro, insomma, da cui
ti aspetteresti al contrario un sostegno fondamentale.
Tutti e due abbiamo provato una rabbia intensa pensando a
questo tipo di violenza, e ci siamo sentiti in qualche modo
obbligati a girare Racconti da Stoccolma. Il nostro obiettivo
era capire perché ciò accade. Per questo motivo,
non potevano inventare le vicende da raccontare e l’unico
approccio onesto possibile è stato introdurre frammenti
di realtà nel copione: le storie di sopraffazione narrate
nel film sono infatti realmente accadute, compresa la terribile
scena dell’autostrada. E questo tipo di eventi continua
ad accadere.
La prima decisione è stata quella di raccontare la
storia di Leyla. Una volta d’accordo sul fatto di girare
un film che parlasse dell’essere attaccati dalle stesse
persone amate, sembrò logico affrontare il tema del
“delitto d’onore”. Questo fenomeno appartiene
ad ogni sorta di ambiente e non è certo legato a una
religione o a una nazione precisa.
L’aspetto interessante di avere tre storie parallele
da raccontare è la possibilità di metterle a
confronto, di evidenziarne i contrasti. Il comune denominatore
resta comunque il fatto che le persone che commettono un crimine
credono di aver perso quello che ho scelto di definire “capitale”,
in termini di controllo, onore, rispetto. Allo scopo di riguadagnare
questo “capitale”, inizialmente minacciano di
usare la violenza, per poi passare inevitabilmente all’azione.
Non riescono ad immaginare una soluzione alternativa.
È stato fondamentale per noi raccontare le vicende
dal punto di vista delle vittime. La ragione per cui abbiamo
scelto questi particolari personaggi è il loro rifiuto
di essere appunto semplici vittime degli eventi e la loro
determinazione nel combattere per ribaltare lo stato delle
cose. In modi diversi, essi riescono infine a trovare una
via di scampo.