Racconti da Stoccolma
När mörkret faller
Regia
Anders Nilsson
Sceneggiatura
Anders Nilsson, Joakim Hansson
Fotografia
Per-Arne Svensson
Montaggio
Darek Hodor
Scenografia
Dave Marshall
Costumi
Marie Flyckt
Musica
Bengt Nilsson
Interpreti
Oldoz Javidi, Lia Boysen, Reuben Salmander, Per Graffman, Bibi Andersson, Bahar Pars,
Mina Azarian, Cesar Sarachu, Peter Engman, Annika Hallin
Produzione
Sonet Film, Film i Väst, TV3, Pan Vision, The Swedish Film, Institute Marianne Ahrne, Filmförderung Hamburg, Multimedia Film und Fernseh, Anders Nilsson Filmproduktion
Anno
2007
Nazione
Svezia
Genere
drammatico
Durata
133'
Distribuzione
Teodora Film
Uscita
30-04-2008
Giudizio
Media
| sito italiano | la violenza e le donne |

Tre vicende parallele, tre storie legate da un dramma comune: in una Stoccolma tollerante solo in apparenza, la violenza si nasconde dietro il volto stesso delle persone amate. Costretti a vivere nella paura, una giornalista di successo, una giovane immigrata e il proprietario di un locale notturno scelgono di ribellarsi e rompere il silenzio, conquistando la speranza di un nuovo futuro.
Ispirato a eventi realmente accaduti, Racconti da Stoccolma ha vinto il Premio Amnesty International al 57° Festival di Berlino.

Carina è sposata, ha due figli e una carriera da giornalista televisiva che le ha appena fatto vincere un premio prestigioso. Quello che la gente non sa è che dietro l’apparenza di una tranquilla vita famigliare si nasconde un dramma terribile: Carina viene picchiata e umiliata regolarmente dal marito, collega sul lavoro e geloso del suo successo. Quando, infine, la verità verrà a galla, Carina dovrà scontrarsi anche con l’indifferenza e l’ostilità di molte persone che la circondano.

La giovane Leyla è cresciuta con la sorella Nina in una famiglia immigrata mediorientale dal rigido codice morale e religioso: appena si scopre che Nina ha un ragazzo, i genitori e gli zii decidono che il suo destino è segnato e la punizione che le spetta non lascia vie di scampo. La sola Leyla proverà ad opporsi con tutte le sue forze al volere del clan famigliare, mettendo a repentaglio la sua stessa vita.

Aram gestisce un locale notturno alla moda. Una sera, uno dei suoi addetti alla sicurezza, Peter, viene aggredito da una gang di malviventi e ricoverato in ospedale: deciso inizialmente a testimoniare l’accaduto in tribunale, Aram subisce una serie di pesanti minacce che lo convincono a desistere. Intanto, però, scopre che il reale motivo dell’aggressione lo coinvolge personalmente, perché tra lui e Peter sta nascendo un sentimento inaspettato.



Note di regia
:
Anders Nilsson

Quando io e il mio produttore e co-sceneggiatore Joakim Hansson ci siamo seduti a parlare del nostro prossimo film, abbiamo capito da subito di essere in completa sintonia.
Entrambi, infatti, abbiamo ragionato sul fatto che le cose che fanno più paura non sono le guerre o le malattie, tanto meno l’avere a che fare con dei serial killer o dei mostri. Quello che più spaventa la gente è una minaccia che proviene dalla propria famiglia, dai propri genitori, dalle persone amate; da coloro, insomma, da cui ti aspetteresti al contrario un sostegno fondamentale.

Tutti e due abbiamo provato una rabbia intensa pensando a questo tipo di violenza, e ci siamo sentiti in qualche modo obbligati a girare Racconti da Stoccolma. Il nostro obiettivo era capire perché ciò accade. Per questo motivo, non potevano inventare le vicende da raccontare e l’unico approccio onesto possibile è stato introdurre frammenti di realtà nel copione: le storie di sopraffazione narrate nel film sono infatti realmente accadute, compresa la terribile scena dell’autostrada. E questo tipo di eventi continua ad accadere.

La prima decisione è stata quella di raccontare la storia di Leyla. Una volta d’accordo sul fatto di girare un film che parlasse dell’essere attaccati dalle stesse persone amate, sembrò logico affrontare il tema del “delitto d’onore”. Questo fenomeno appartiene ad ogni sorta di ambiente e non è certo legato a una religione o a una nazione precisa.

L’aspetto interessante di avere tre storie parallele da raccontare è la possibilità di metterle a confronto, di evidenziarne i contrasti. Il comune denominatore resta comunque il fatto che le persone che commettono un crimine credono di aver perso quello che ho scelto di definire “capitale”, in termini di controllo, onore, rispetto. Allo scopo di riguadagnare questo “capitale”, inizialmente minacciano di usare la violenza, per poi passare inevitabilmente all’azione. Non riescono ad immaginare una soluzione alternativa.

È stato fondamentale per noi raccontare le vicende dal punto di vista delle vittime. La ragione per cui abbiamo scelto questi particolari personaggi è il loro rifiuto di essere appunto semplici vittime degli eventi e la loro determinazione nel combattere per ribaltare lo stato delle cose. In modi diversi, essi riescono infine a trovare una via di scampo.