Quella sera dorata
The City of Your Final Destination
Regia
James Ivory
Sceneggiatura
Ruth P. Jhabvala
Fotografia
Javier Aguirresarobe
Montaggio
John D. Allen
Scenografia
Andrew Sanders
Costumi
Carol Ramsay
Musica
Jorge Drexler
Interpreti
Anthony Hopkins, Laura Linney, Charlotte Gainsbourg, Alexandra Maria Lara, Hiroyuki Sanada
Produzione
Merchant-Ivory Productions
Anno
2009
Nazione
USA
Genere
drammatico
Durata
118'
Distribuzione
Teodora Film
Uscita
08-10-10
Giudizio
Media

Ogni tanto James Ivory fa un film. Ogni tanto James Ivory fa un film e ci mette pure Hopkins a recitare.
- Ehi, Anthony! Vieni a recitare il gay brillante e malinconico nel mio film?
- Certo James! Mi lavo i denti e arrivo!

Ogni tanto James Ivory lo fa.
Questo in particolare, di film, è ispirato a Quella sera dorata, di Peter Cameron, che non ho mai letto e che non leggerò - che una volta i promoter di Euroclub avevano cercato di rifilarmelo.
Nel film c'è il dottorando che vuol scrivere la biografia di tal James Gund, ma i parenti di Gund non vogliono, ma la sua fidanzata, che è bellissima, lo convince ad andare in Sudamerica per parlare con i parenti di Gund, ma lui è indeciso, ma alla fine parte, ma è antipatico alla vedova Gund che non vuole concedergli l'autorizzazione, ma si innamora della Gainsbourg che era l'amante di Gund, ma finisce in coma per colpa delle api, ma la Gainsbourg lo veglia fingendosi la sua ragazza fino a quando non esce dal coma, ma la vedova Gund viene convinta da Hopkins ad autorizzare la biografia e fa saltare fuori un romanzo inedito di Gund. Poi va a teatro.
La morale è che alle api bisogna farci attenzione, che la Gainsbourg è secchetta e a ben vedere pure bruttarella, ma ha quel non so che di affascinante, che Hopkins che fa il gay brillante e malinconico convince pubblico, critica e vedova Gund. Grande vittoria.
Però il film è mediocre, eh.
Finisce e tu dici. E allora? Ivory il suo lavoro lo conosce e lo fa bene, mica detto il contrario, però sembra un film fatto più per mestiere che per passione. Un film che è esattamente il film che ci si aspetta da lui, ma in cui lui per primo non sembra credere, limitandosi così a una piatta narrazione che se è ingiusto chiamare “di maniera” non va comunque molto lontana da questa definizione.
I dialoghi brillanti (ripresi pari pari dal romanzo?) non riescono a compensare una storia che punta tutto sui caratteri psicologici ma che poi quegli stessi caratteri riduce quasi a macchiette: c'è il protagonista che è insicuro, la sua fidanzata grintosa, la vedova astiosa, la pettegola del paese e Hopkins che fa il gay brillante e malinconico, ma questo forse l'avevo già detto.
Mi sbaglierò, per carità, ma anche l'Ivory della conferenza stampa dava impressione di grande spaesamento, quando, di fronte a domande sul confronto tra libro e film, rivelava candidamente una scarsa conoscenza del testo.
Deve aver incontrato pure lui i promoter di Euroclub.
- Signore, mi scusi, le piace leggere?
- Oh my God! No!.

[davide luppi]