Il quarto tipo
The Fourth Kind
Regia
Olatunde Osunsanmi
Sceneggiatura
Olatunde Osunsanmi
Fotografia
Lorenzo Senatore
Montaggio
Paul Covington
Scenografia
Carlos Silva Da Silva
Costumi
Johnetta Boone
Musica
Atli Örvarsson
Interpreti
Milla Jovovich, Will Patton, Hakeem Kae-Kazim, Corey Johnson, Enzo Cilenti, Elias Koteas
Produzione
Gold Circle Films, Dead Crow Productions, Focus Films, Universal Pictures
Anno
2009
Nazione
USA
Genere
thriller
Durata
96'
Distribuzione
Warner Bros
Uscita
22-01-2010
Giudizio
Media

Non passerà alla storia l'opera del giovane Olatunde Osunsanmi. Il quarto tipo è un film con molte pretese, che però non vengono mantenute. Il regista vuole, e lo dichiara fin dai titoli di testa, instillare nello spettatore il dubbio sull'esistenza di intelligenze aliene che operano sul nostro pianeta. Il quarto tipo infatti non è altro che il tipo di “contatto” alieno. Il primo consiste nel semplice avvistamento, il secondo nell'avvistamento con prove documentali, il terzo è il contatto diretto, il quarto è il rapimento o l'adduzione. Tutto il progetto del film si basa sulla testimonianza vera (anche se noi nutriamo parecchi dubbi in proposito) di una psicologa americana, la dottoressa Abigail Tyler, testimone prima e protagonista poi di fenomeni di adduzione.
L'idea de Il quarto tipo nasce nell’ottobre del 2004 quando il regista Olatunde Osunsanmi, trasferito in North Carolina per la post produzione del suo thriller The Cavern, ascoltò il racconto di un collega sulla vicenda della dottoressa Tyler. Attraverso il suo contatto, il regista riuscì a incontrare la dottoressa che, dopo qualche esitazione, accettò di raccontare la sua storia. Nell’autunno del 2000, i pazienti della terapista, sotto ipnosi, avevano mostrato comportamenti che suggerivano incontri con alieni. Prima di addormentarsi, tutti ricordavano di aver visto un gufo bianco fuori dalla finestra. Si svegliavano paralizzati e udivano rumori orribili oltre la porta, prima che un assalitore sconosciuto li spingesse urlanti fuori dalla stanza. Ma poi non ricordavano più nulla. Quando la psicologa iniziò a indagare sul fenomeno, scoprì diverse storie di persone scomparse e strani accadimenti nella regione (una lontana città sul Mare di Bering in Alaska), che risalivano agli anni ‘60. Nel corso del film si alternano continuamente scene interpretate dagli attori con filmati e registrazioni prodotti (?) dalla dottoressa Tyler. L'intento è evidentemente quello di rendere (così come annuncia una per niente impeccabile Milla Jovovich nella prima scena della pellicola) il film quanto più credibile possibile, senza centrare però l'obiettivo.
Il film risulta lento e macchinoso nel suo svolgere, le prove degli attori (fatta eccezione per l'ottimo Elias Koteas) sono prive dell'intensità necessaria. La protagonista offre un'interpretazione accettabile solo alla luce della pochezza del personaggio interpretato, perso tra paranoie ed allucinazioni. Il regista offre una prova dilettantesca sia nella gestione del film che nella stesura della sceneggiatura, rendendo l'intero progetto poco digeribile e per niente appassionante. Le carenze narrative sono evidenti, nonostante il materiale su cui lavorare non manchi, così come una cospicua letteratura sul tema cui ispirarsi. L'espediente del docudrama non fa altro che rendere alcuni momenti del film grotteschi se non addirittura fastidiosi. Un thriller privo di pathos, un documentario privo di prove credibili, un film di fantascienza privo di effetti speciali degni di questo nome. Come ci si vuole approcciare alla pellicola il risultato non cambia: 96 minuti deludenti sotto ogni punto di vista. [andrea de angelis]