Nick e Gianca
si conoscono sul treno che li sta portando a Umbria Jazz. Li attende
una serie di provini per poter frequentare un corso con musicisti
americani. E' l'inizio di una grande amicizia. A legarli per lo più
è l'amore per il jazz, la voglia di fare carriera e coronare
un sogno. Insieme. Ma se Gianca, figlio benestante di un
promotore finanziario mancato jazzista, ha studiato tanto per arrivare
a quel punto, Nick è un talento, che non sa leggere le note,
non ci capisce niente di solfeggio, ma improvvisa su tutto e la sua
musica nasce dall'anima. Ed avrà successo. Da solo. Gianca
abbandona i suoi sogni, per rifugiarsi in una vita anonima. Rimarrà
impantanato nella sua vita di sempre e nei rimpianti del padre, che
aveva affidato a lui tutti i suoi sogni mancati.
Ma quando arrivano le ragazze? è
il titolo del brano che Gianca aveva composto con Nick quando si esibivano
nei locali, il brano che li legava. Brano che nasce in un momento
di depressione e di nostalgia del padre di Gianca, in cui si lascia
andare a racconti sulla sua giovinezza, su come arrivi prima o poi
l'età in cui si aspettano le ragazze. E coincide più
o meno con la fine della spensieratezza.
Pupi Avati racconta una storia gradevole, sul binomio di talento e
normalità. Sul periodo della vita in cui a guidarci sono i
grandi sogni e la successiva perdita delle illusioni. Avati racconta
tutto questo paragonando la vita di questi ragazzi a delle comete.
Le comete, che scandiscono la temporalità della vicenda, sono
paragonabili alla giovinezza, ai sogni, alle ragazze, all'amore.
Arriva l'attimo in cui sono vicinissime e basta un niente per distrarsi
e perderle di vista, nel momento più alto della loro lucentezza.
Ci vuole forza e ambizione per stare dietro ai propri sogni.
Una storia gradevole con all'interno una bella musica, ma, ahimè,
con due note stonate:Vittoria Puccini, veramente bella, ma di una
freddezza allucinante, che va ben aldilà del personaggio che
interpreta e che per questo non riesce ad essere incisiva, come invece
dovrebbe; il doppiaggio che in certi momenti rovina e toglie ai dialoghi
parte della loro naturalezza.
[sara lucarini]