Provincia Meccanica
id.
Regia
Stefano Mordini
Sceneggiatura
Silvia Barbiera,
Stefano Mordini
Fotografia
Italo Petriccione
Montaggio
Massimo Fiocchi
Musica
Fabio Barovero
Interpreti
Stefano Accorsi, Valentina Cervi, Ivan Franek, Miro Landoni, Silvia Pasello, Barbara Folchitto, Gacomo Piperno, Lorenzo Zanetti, Adele Ferruzzi
Anno
2005
Durata
107'
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Distribuzione
Medusa Film

Unico italiano in concorso a Berlino, Provincia Meccanica di Stefano Mordini, al debutto nel lungometraggio ma autore e produttore di documentari, è un dramma familiare improntato su una recitazione sofferta e convincente (soprattutto di Stefano Accorsi, finalmente pienamente credibile) ed una prospettiva di assoluto straniamento rispetto agli eventi rappresentati. La mdp osserva distaccata, come spettatrice la storia di Silvia (Valentina Cervi) e Marco (Stefano Accorsi), due individui “fuori dal mondo” regolato da leggi ed istituzioni, che si costruiscono un loro microcosmo chiuso ed ovattato all’esterno in cui si sentono sicuri e protetti. Ma le spinte esterne (l’assistente sociale, i genitori di lei, il collega operaio) spingono fino a penetrare in questo limbo artificiale ed a rompere il suo precario equilibrio. Un film che, a detta del regista, decide di non scegliere un punto di vista, che racconta in maniera il più possibile analitica una situazione lasciando poi allo spettatore ogni giudizio e riflessione; una sorta di opera aperta.
Tralasciando alcune forzature di sceneggiature, il film punta al bersaglio grosso, ad una rappresentazione di uno stato di disagio e malessere che non è solo individuale ma collettivo, soprattutto sociale che poi si ripercuote sulla persona. Una provincia descritta più che per ambienti e paesaggi, per modi di fare e di pensare, forme di comportamento che non percepiamo alla loro origine ma negli effetti; una provincia che sebbene ambientata a Ravenna, potrebbe essere ovunque e in nessun posto; meccanica, come i ruoli che la società assegna e l’individuo recita sempre e comunque. Il non rispetto del copione porta alla feroce e spietata reazione.
Nel surreale finale della corsa notturna, Marco, per tutto il film fermo sulle proprie posizioni e convincimenti, inizia a correre, inseguendo Silvia che si è finalmente fermata ad osservare, osservare la propria disgregata famiglia e la propria vita da ricostruire con infinita pazienza. [fabio melandri]