Prova a incastrarmi
Find Me Guilty
Regia
Sidney Lumet
Sceneggiatura
Sidney Lumet, T.J. Mancini, Robert McCrea
Fotografia
Ron Fortunato
Montaggio
Tom Swartwout
Musica
Jonathan Tunick
Interpreti
Vin Diesel, Alex Rocco, Frank Pietrangolare, Richard Dedomenico, Jerry Grayson, Tony Ray Rossi, Vinny Vella, Paul Borghese, Frank Adonis
Anno
2005
Durata
125'
Nazione
USA
Genere
commedia
Distribuzione
Medusa Film

Dove non arriva la fantasia degli sceneggiatori, compensa la realtà. Di storie incredibili questa ne è piena. Ricordate quel pizzaiolo fedifrago che fu soggetto a numerosi tentativi di assassinio da parte della moglie con la complicità nell’ordine di un cameriere, un conducente d’autobus, due balordi tossicomani e della di lei madre? Lui per tutta risposta invece di denunciarla, rimase al suo fianco impegnadosi nel riconquistarla. Oppure quel giovane di nome Frank Abbagnale in fuga dalla legge che si faceva passare di volta in volta per medico, pilota di linea, avvocato e il tutto prima di compiere 21 anni?
Dopo Lawrence Kasdan (Ti amerò fino ad ammazzarti) e Steven Spielberg (Prova a prendermi), un altro maestro del cinema americano ci racconta l’incredibile storia di un altro italo-americano (come nei due esempi precedenti) alle prese con una storia che sembra talmente incredibile da essere vera, anzi tristemente verissima.
Il regista è Sidney Lumet (La parola ai giurati, Quel pomeriggio di un giorno da cani, Uno sguardo dal ponte, L’uomo del banco dei pegni, La collina del disonore, Quinto potere tanto per citare alcuni dei capolavori da lui realizzati), il nostro protagonista Jackie DiNorscio (Vin Diesel), un arrogante teppistello mafioso che durante uno dei processi giudiziari più lunghi della storia americana - 21 mesi tra il 1987 e il 1988, 20 imputati con 20 avvocati difensori (uno per ogni imputato), 8 giurati sostitutivi per l’estrema lunghezza già prevista del processo e per i timori di corruzione dei membri della giuria, arringhe della difesa insolitamente lunghe anche cinque giorni – decise di difendersi da solo, riuscendo alla fine a fare assolvere se stesso e tutti i 19 imputati connessi.
Una delle più clamorose sconfitte del sistema giudiziario americano è oggi portato sullo schermo attraverso gli schemi collaudati della classica commedia americana, raccontandoci l’ennesima versione del sogno americano ma rovesciato nei suoi contenuti e valori. In questo caso infatti siamo di fronte ad un contro-eroe americano, un mafioso, trafficante di cocaina, bugiardo e sfruttatore di prostitute ma nello stesso tempo portatore sano di valori come quello della lealtà, della famiglia (anche se in questo caso parliamo della degenerazione di questi concetti, visto che l’ambiente è quello dichiarato ed acclarato della mafia) e della leggerezza.
La sceneggiatura, costruita sui verbali del processo, più che entrare nel merito delle procedure penali, nell’illustrazione delle prove, nella narrazione nel processo (ed infatti dal film non si capisce come gli imputati abbiano potuto farla franca), si addentra sui processi cognitivi ed emozionali dei legami parentali, di sangue o acquisiti che siano, che legano imputati ed accusatori, in un gioco di specchi che frantuma la realtà in una miriade di vissuti.
Un film che è una grande prova attoriale di Vin Diesel, si avete letto bene, quella montagna di muscoli protagonista di action movie come Pitch Black, Fast and Furious, XXX, che il regista Lumet ha fortemente voluto nel progetto dopo averlo visto recitare nel cortometraggio diretto dall’attore stesso intitolato Multi-Facial, in cui interpretava il ruolo di un attore che nello stesso giorno si presentava a diverse audizioni. 20 minuti per scoprire un nuovo talento a detta di Lumet ed anche nostro dopo averlo visto invecchiato, imbolsito nei panni di Jack DiNoscio.
Certo non siamo dalle parti del capolavoro. La parola ai giurati rimane un lavoro assolutamente non paragonabile a questo sia per l’asciuttezza del racconto che per la tensione morale che sottendeva il film del 1957. Ma nonostante gli 82 anni di età, Lumet ha mantenuto una lodevole capacità di rendere il sostrato psicologico dei personaggi con poche pennellate e restituirceli in forme facilmente riconoscibili attraverso sfumature recitative ed una direzione d’attori tutt’altro che vetusta. [fabio melandri]