Il sogno
di ogni bambina è incontrare e sposare il principe
azzurro. Questo è il desiderio di Charlotte, biondissima
figlia di papà nella New Orleans del 1931; nel caso
specifico il principe oggetto-del-desiderio è il rampollo
Naveen del Regno di Maldonia, pigro, indolente, appassionato
di jazz e… senza una centesimo di dollaro.
Il sogno di Tiana invece, amica d’infanzia di Charlotte,
è invece aprire un ristorante tutto suo, realizzando
quel sogno rimasto inesaudito dal padre. Bramosia, avidità
e spiriti infernali trasformeranno il giovane Naveen in un
insulso ranocchio che lo porterà ai piedi di Tiana
a reclamarne un bacio per rompere l’incantesimo e riportarlo
a fattezze umane.
Ispirato alla favola dei fratelli Grimm Il
principe ranocchio, il 49° lungometraggio d’animazione
della Disney in 75 anni, è un ritorno all'animazione
tradizionale fatta di carta, matita ed abile mano, che si
trasorma sullo schermo in un tratto dolce e linee morbide
e sinuose. Un ritorno che è anche al musical per la
casa americana, grazie alla partitura del Premio Oscar Randy
Newman, che miscela in maniera irresistibile e trascinante
generi come jazz, blues, gospel, Dixieliand e zydeco dando
anima e calore alla New Orleans ricreata dai due registi Ron
Clemens e John Musker (La Sirenetta,
Aladdin, Hercules) come un mondo sospeso tra favola
e realtà: “Sentivamo che la città fosse
un personaggio importante nella pellicola. Volevamo essere
fedeli a questa città e a quello che ha di speciale."
Così il Garden District, primo quartiere residenziale
di New Orleans costruito tra il 1832 ed il 1900 ci si mostra
come un fiabesco reame lussuoso; il quartiere francese a nord
di Canal Street con i suoi balconi ornamentali in ferro battuto
che fanno da schermo alla vena di magia, superstizione ed
incantesimi che connotano i cattivi della storia; il Bayou,
la regione del delta della Louisiana e del Mississipi, le
rive paludose del grande fiume popolato da alligatori è
lo scenario perfetto per il mistero, la magia buona, il romanticismo.
E’ qui che si animano i tradizionali animali antropomorfi
di casa Disney, dal coccodrillo Louis, le cui linee ricordano
quello protagonista del cartoon Peter
Pan, alla lucciola Ray, personaggio capace di entrare
nei cuori del giovane pubblico. Ma è anche il regno
di Mama Odie, la magica Regina del Bayou, eccentrica e saggia,
dimora su un vecchio battello fissato su un enorme albero,
in compagnia di un simpatico serpente, fratello gemello di
Sir Biss il perfido consigliere del Principe Giovanni in Robin
Hood (1973).
Il film conquista per il ritmo del racconto, le trascinanti
musiche, i personaggi che riempiono lo schermo e la fantastica
ambientazione della storia, sebbene la colorazione digitale
su tratto a mano risulti complessivamente fredda ed asettica.
In piena era Obama, la principessa del titolo si presenta
con la pelle scurita, seconda protagonista non wasp dopo Pocahontas
della grande famiglia Disney. Un bel regalo di Natale per
grandi e piccini. [fabio melandri]