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Anno
2011
Nazione
Italia, Francia, Algeria
Genere
drammatico
Durata
98'
Uscita
20/04/2012
distribuzione
01 Distribution |
Regia |
Gianni
Amelio |
Sceneggiatura |
Gianni
Amelio |
Fotografia |
Yves Cape |
Montaggio |
Carlo Simenoni |
Scenografia |
Arnaud de
Moléron |
Costumi |
Patricia Colin |
Musica |
Franco Piersanti |
Produzione |
Cattleya,
Maison De Cinema, Soudaine Compagnie, France 3 Cinéma,
Rai Cinema, |
Interpreti |
Jacques
Gamblin, Catherine Sola, Maya Sansa, Denis Podalydès,
Ulla Baugué, Nicolas Giraud, Nino Jouglet |
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Alla fine
degli anni ’50 lo scrittore Jean Cormery (un intenso,
coinvolgente e credibile Jacques Gamblin, attore prediletto
da Lelouch), alter-ego di Albert Camus, dalla Francia dove
ormai ha fama, una moglie depressa e due figli, torna in Algeria.
Qui ritrova l’amata madre (Catherine Sola). Un viaggio
di lavoro – una conferenza all’Università
- che gli permette di ripercorre parte della propria vita:
la fine degli anni ’20, l'infanzia povera (bravo Nino
Jouglet nella parte di Jean bambino), le amicizie, le tradizioni,
gli studi, i sogni, l’intimità intellettuale
con la madre (Maya Sansa è una discreta e semplice,
ma incisiva).
Presente e passato scorrono sullo schermo, acquistando dignità
e valenza universale, grazie alla stringente attualità
del tema della guerra tra etnie. In questo caso si parla di
francesi contro musulmani, ma il tema è così
tangibile da poter essere legato a qualsiasi contesto del
Terzo millennio, perché come dice il protagonista:
“Si accetta troppo facilmente che sia il sangue a muovere
la storia”.
Gianni Amelio, vincitore del Premio della critica internazionale
al Festival di Toronto, con “Il
primo uomo” sceglie la via della discrezione
registica: segue Jean per i vicoli di Algeri, tra i volti
del suo passato, offrendo alla platea la calma ineluttabilità
dello scorrere del tempo. Le riprese sono state realizzate
ad Algeri, a Mostagamen ed Oran. Evita inutili estetismi Amelio,
e si concentra sulla pulizia e sull'efficacia dell'inquadratura,
arricchita dalla perfetta fotografia di Yves Cape.
Un film da apprezzare. [valentina
venturi]
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